Ancor prima di aprire le porte nella tarda serata di ieri, la “Leopolda del Sì” ha già provocato polemiche. Il divieto della Questura al corteo messo in cantiere da una serie di realtà di movimento, dall’Assemblea per la Piana contro le nocività (No inceneritore) ai No tunnel Tav, ha fatto arrabbiare parecchio le pur variegate forze della sinistra fiorentina: «Viene negata a Firenze la possibilità di manifestare liberamente nei giorni della Leopolda», tira le somme il consigliere comunale Tommaso Grassi di Firenze a sinistra (Sì-Sel, Prc, Perunaltracittà), «una scelta senza precedenti, visto che lo scorso anno era stata data la possibilità ai ’truffati’ dalle banche di arrivare in corteo nei pressi della Leopolda. Possiamo capire che qualcuno possa aver paura delle contestazioni, ma non è ancora stato cancellato il diritto costituzionale di manifestare liberamente».

La decisione di vietare il corteo pomeridiano «per motivi di ordine pubblico», lasciando la sola possibilità di un presidio in Santissima Annunziata a chilometri dalla Leopolda, muove anche le parlamentari Alessia Petraglia e Marisa Nicchi alla denuncia: «Non siamo tra i promotori , ma troviamo scandaloso che sia vietato, di fatto, svolgere un corteo in città perché alla Leopolda ci sono esponenti del governo».

Va da sé che gli organizzatori del corteo, come spiegato nella pagina facebook “Firenze dice No”, non hanno alcuna intenzione di obbedire: «Non rinunceremo sabato 5 novembre a manifestare le tante ragioni che compongono il nostro no al governo e alla sua riforma costituzionale». In piazza San Marco, storico luogo d’avvio dei cortei studenteschi e di movimento, ci sarà fra i tanti anche Paolo Ferrero con la Rifondazione fiorentina, per una manifestazione che si annuncia sicuramente bagnata: l’allerta, addirittura con codice arancione, è stato emesso dal centro funzionale della Regione per l’intero week end.

Al riparo dalla pioggia, la Leopolda “minimal”, così come è stata presentata nei giorni scorsi dallo stesso Matteo Renzi, è stata allestita senza gli effetti speciali delle scorse edizioni: palco più sobrio che in passato; slogan alle pareti meno enfatici del solito, immancabile «E adesso il futuro» su sfondo bianco con pennellate di azzurro e arancio; dolorosa rinuncia alle comparsate musicali modello Jovanotti, e la promessa presidenziale di dare spazio alla “gente normale”.

Ad aprire ieri sera il recuperato Matteo Richetti (a Palazzo Chigi hanno apprezzato le sue apparizioni in tv a sostegno del Sì referendario), che ha anticipato: «Cercheremo di non allontanarci dalla realtà complicata di queste ore». Quindi si parlerà di terremoto, Protezione civile, terzo settore, leggi sociali e volontariato. Anche dell’alluvione di Firenze, di cui ieri cadeva il cinquantenario, con una bella sfilata di angeli del fango. Maria Elena Boschi è in scaletta oggi pomeriggio, domani a mezzogiorno, more solito, toccherà a Renzi, ministri parlamentari e sindaci faranno da coordinatori dei tavoli tematici.