«Non mi pare che gli sbarchi rappresentino un’urgenza, anche perché si sono notevolmente ridotti. Piuttosto è urgente salvare la vita delle persone in difficoltà, compresi i migranti che si trovano in mare».

Cristina Ornano è Gip a Cagliari e segretario nazionale di Area, la corrente che riunisce i magistrati di sinistra.

Area ha espresso un giudizio severo su questo nuovo decreto sicurezza.
Abbiamo segnalato le forti criticità che poneva sul piano della tenuta costituzionale. Direi che i dubbi manifestati dal Colle e le stesse liti all’interno del consiglio dei ministri – stando a quanto riferito dai giornali – dimostrano che i problemi ci sono e ci confortano sul giudizio espresso, che resta severo nonostante le limature che sarebbero state adottate.

Per quale motivo?
Intanto proprio per l’utilizzo della decretazione di urgenza. In Italia le vere urgenze legate alla sicurezza a nostro avviso sono legate alla criminalità organizzata, ai fenomeni di corruzione sempre più diffusi e gravi, ai reati di violenza contro le donne. Non certo ai migranti. Con le ultime modifiche apportate al decreto viene meno la multa per ogni migrate trasportato ma viene prevista una sanzione, anche pesante visto che si va dai 10 mila ai 50 mila euro più la confisca della nave, per chi infrange il divieto di ingresso, transito e sosta in acque territoriali. A chi si riferisce? Tutti pensano alle navi che hanno soccorso i migranti in difficoltà. Non vorrei che fosse il tentativo di far rientrare dalla finestra quello che si era voluto abolire. Il dubbio che si voglia limitare l’attività di soccorso resta.

Quali altri punti del decreto la preoccupano?
Tra quelle che suscitano maggiore preoccupazione per i loro possibili effetti ce n’è una della quale si è parlato di meno e riguarda l’attribuzione alle procure distrettuali delle nuove competenze in materia di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Una norma che a nostro avviso rappresenta un appesantimento delle procure distrettuali senza alcuna utilità. Ma c’è anche il pericolo di una limitazione dei diritti di manifestazione, che oltre a essere di dubbia costituzionalità rappresenta un pericolo anche per il messaggio culturale che si vuole trasmettere. L’articolato prevede degli inasprimenti di pena che riteniamo non abbiano nessuna utilità e per di più si rischia di introdurre surrettiziamente forme di responsabilità oggettiva quando si prevede che l’organizzatore di una manifestazione debba rispondere di eventuali danni cagionati da terzi.

Nel frattempo proseguono gli attacchi alla magistratura, con la richiesta rivolta ai magistrati di candidarsi.
La legittimazione dei magistrati non si fonda sul consenso popolare ma deriva dalla nostra funzione e dal nostro ruolo costituzionale. Questi attacchi purtroppo non sono nuovi, la politica talvolta soffre l’azione della magistratura proprio perché è autonoma, indipendente e ha come punto di riferimento i valori costituzionali, la legge e le norme internazionali. E noi soltanto a quelle rispondiamo.