Distanze di sicurezza, tamponi, gestione dei positivi. Si entra nella settimana decisiva per la ripartenza del calcio italiano. Dopo oltre due mesi di stop forzato per la furia del Covid-19, la serie di protocolli sanitari respinti a vicenda tra il ministero dello sport e la federcalcio e la manciata di giorni di allenamenti collettivi per le squadre – con infortuni seri come quello di ieri di Zlatan Ibrahimovic, da ritenersi un campanello d’allarme per la salute degli atleti costretti a lunga inattività -, si parte a breve. La data rilancio arriverà venerdì, dopo il vertice tra la Lega di Serie A, la federcalcio e il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.

E’ la resa dei conti tra le parti, preceduta dalla riunione della commissione per i diritti tv della Lega sul broadcaster, che apre un altro segmento di crisi, stavolta tra i proprietari di club e le tv a pagamento, con quest’ultime che chiedono uno sconto. Insomma, con le squadre al lavoro da un paio di settimane e un clima di maggiore concordia appare complicato un ulteriore rinvio. Si tratta solo di fissare il dito sul calendario: il 13 giugno, ovvero il giorno successivo al re-start della Premier League (la Liga spagnola comincia l’8 giugno), oppure il 20 giugno, la data più gradita ai club per completare un ciclo di allenamenti di almeno quattro settimane, allontanando così (almeno in parte) il rischio di infortuni in serie dei calciatori.

E un altro segnale della riapertura è il protocollo sanitario messo a punto da Lega e Figc e inviato domenica al ministro Spadafora che contempla un criterio di flessibilità sulle procedure da adottare in caso di positività di un calciatore o membro dello staff tecnico: se il quadro dei contagi dovesse ancora destare preoccupazione, saranno disposte misure drastiche come la quarantena per l’intera squadra. In caso contrario, ecco il modello tedesco, con isolamento per l’atleta e il resto del gruppo in allenamento, ma sottoposto a tamponi a intervalli regolari. Tra le altre disposizioni del protocollo c’è il tetto (300 persone) di soggetti ammessi allo stadio per le gare di campionato, tutti sottoposti alla misurazione della temperatura, con sigla di un’autocertificazione sulla mancanza di sintomi riconducibili al Covid-19 e di contatto con ammalati.

E poi: mascherine obbligatorie al di fuori del terreno di gioco (anche per medici, magazzinieri), stop all’utilizzo delle vasche idromassaggio, mentre per i calciatori è vietato anche toccare le pulsantiere degli ascensori. Poi sono disposte le interviste post-gara con auricolari monouso, il divieto assoluto di strette di mano e il percorso in due bus distanti della squadra diretta verso lo stadio. In più, niente spazio per la mascotte, un ricordo saranno anche le foto di squadra e si esce dagli spogliatoi in momenti diversi. E ci sono restrizioni anche per i broadcaster televisivi, tra tamponi e quarantene. Ma la commissione medica della federcalcio e della Lega ha anche vietato le conversazioni in privato che possano provocare assembramenti.