L’assunto comune è che [/ACM_2]Homeland sia il diretto discendente di 24, Carrie una versione in chiave più liberal/pc di Jack Bauer. In realtà l’iperbolica paranoia pulp del serial post 9/11 di Joel Surnow e Robert Cochran sembra aver trovato il suo vero equivalente tematico ed emozionale in Scandal, la turgida soap washingtoniana della ABC, giunta in USA alla sua terza stagione, (da domani la prima stagione sarà anche in chiaro in Italia su Rai3, ore 21.05). L’Afroamerican più potente degli States, che attraversa gli insidiosi corridoi della Casa bianca reimmaginata dalla creatrice della serie Shonda Rhimes (Grey’s Anathomy), non è il presidente ma il suo ex capo ufficio stampa, Olivia Pope, fixer infallibile di qualsiasi disastro politico in corso che ha l’outline morbidamente perfetta di Carrie Washington (era la moglie di Django, nel film di Tarantino) e un’interminabile serie di soprabitini che (nella realtà) fanno l’invidia di tutte le columnist washingtoniane.

Olivia è anche – anzi era, almeno tecnicamente – l’amante del presidente Fitzgerald Thomas Grant III, soprannominato Fitz, e interpretato con patrizio tormento da Tony Goldwyn, il cui bisnonno materno era un senatore del Maryland (mentre il nonno paterno il grande mogul hollywoodiano Samuel Goldwyn). La loro controversa storia d’amore è l’elemento più originale della serie, e costituiva l’ossatura principale della prima stagione. Roba piuttosto banale, molto daytime tv.

Ma, da allora, Scandal ha alzato di molto il volume, in tutti i sensi. Più trama, più dramma, più congiure politiche (tra cui un’ elezione «rubata» che ricorda molto quella di Bush Jr.), più plot secondari (tra cui i retroscena del matrimonio gay del machiavellico capo del gabinetto Cyrus, il cattivissimo padre di Olivia e la storia dell’ex soldato delle black operation homeless che Olivia adotta come un cucciolo) e persino un geniale accenno all’amore proibito tra il presidente Thomas Jefferson e la schiava Sally Hemmings. Titolo di quell’ episodio: Happy Birthday Mr. Presidente, tanto per prendere di petto una volta per tutte tutte la questione interraziale e, allo stesso tempo, evocare Marlyn.

Parte intrinseca del tossico immaginario postimperiale attraverso cui l’entertainment (forse in risposta allo stallo permanente del governo) sembra filtrare la vita giù a Washington, Scandal ha in comune con 24, Homeland e House of Cards una visione completamente cinica della politica. Solo che, laddove il serial realizzato da David Fincher per Netflix era cerebrale, affilatissimo e cool – Shakespeare ma completamente prosciugato di sangue- qui si è in pieno granguignol –chi più ne ha più ne metta. È il melodramma la tonalità dominante con punte che flirtano quasi, ma molto abilmente, con il ridicolo. In comune con House of Cards, Scandal ha anche una first lady da incubo, una manipolatrice aggressiva e gelosissima interpretata con soddisfazione da Bellamy Young. Nei primi episodi della terza stagione, che qui è appena cominciata, Rhimes e i suoi coautori sono già riusciti a far stare una mamma affranta che si fa saltare in aria nell’ufficio di un deputato, la rivelazione pubblica che Olivia e Fitz sono amanti e, per correggere quella rivelazione, l’immolazione mediatica di una giovane segreteria che non c’entrava assolutamente niente.

Dopo una partenza stentata, due anni fa, Scandal è adesso apprezzatissima. Il che non significa che il suo gusto per il background politico eccessivo, ultracomplottistico, quasi delirante, sia unico nei palinsesti Tv del momento. A parte Homeland che, nel giro di due puntate, ha spedito Carrie in manicomio e Brody in un macilento slum/prigione di Caracas, la paranoia domina anche alcune delle nuove serie di quest’anno: in Hostages, un gruppo di uomini che sembrano appartenere ai servizi segreti, tengono in ostaggio (a forza di chip elettroniche sottopelle) la famiglia del chirurgo della casa bianca affinchè questa uccida il presidente. E in The Black List (tra le più seguite finora, e anche la più sadica), James Spader è un uomo pericolosissimo che si mette misteriosamente al servizio dell’FBI per catturare i peggiori criminali del mondo – terroristi di Al Qaeda, spacciatori internazionali e l’occasionale pseudo-Hannibal Lecter. America’s Most Wanted, più Criminal Minds, più Saw più Il Silenzio degli innocent. Da non credere.