Anche quando ci troviamo in uno stato di estrema solitudine, scriveva Hannah Arendt, gli esseri umani mantengono la capacità di «parlare con se stessi» e di scoprirsi, perciò, come un «due-in-uno», un essere al plurale che conserva la presenza dell’alterità anche nei recessi più intimi della coscienza. In un simile isolamento, tuttavia, rischiamo di perderci nella duplicità, di sdoppiarci senza più riuscire a recuperare noi stessi. «Il problema della solitudine», infatti, è che il «due-in-uno ha bisogno degli altri per ridiventare uno», dato che «per la conferma della mia identità io dipendo interamente dagli altri». Mettersi alla prova in un...
Alias Domenica
Cavalletti, L’Io che non conosce proprietà privata
Il doppio nell'uno. In un saggio titolato «L’immemorabile», Andrea Cavalletti intravede una strada alternativa a quella segnata dal gesto cartesiano, in grado di rispettare l’altro che è in noi, la scissione da cui proveniamo