Un romanzo di formazione e un’epica battaglia tra bene e male. Sei anni dopo che uomini e draghi hanno deciso di andare d’accordo, «Dragon Trainer 2» (l’unico film veramente hollywoodiano qui al festival, dov’è presentato fuori concorso) espande di molto il raggio e le ambizioni della saga vichinga che rimane la migliore creazione della Dreamworks Animation. Più personaggi, più storia, più trama, più tonalità emozionali e, ovviamente più draghi, «Dragon 2», diretto nuovamente da Dean DeBlois (il canadese che aveva esordito alla Disney con «Lilo e Stich») apre con un torneo volante simile a quelli di «Harry Potter». Solo che qui i ragazzini, invece di cavalcare delle scope, saettano in groppa a draghi multicolori da cui si contendono – a mo’ di palla – alcune sprovvedute pecore grasse. Hiccup Horrendous sta per ereditare le redini di Berk da suo padre Stoick. Astrid è la sua fidanzata ufficiale. E il suo nero drago Sdentato più fedele che mai.

Tutto sembra avviato per il meglio quando, durante una delle sue escursioni fuori porta, Hiccup scopre un paradiso alla Avatar dove, protetti da una figura nascosta dietro a un elmo macabro, migliaia di draghi vivono in libertà. E poi fa la conoscenza con il loro peggior nemico: Drago un vichingo sfregiato con il potere di ipnotizzare i draghi e renderli cattivissimi. È la luce contro la tenebra, come ne «Il signore degli anelli». DeBlois ha un bel senso dell’avventura e dei personaggi e nei suoi lavori evita il tono ammiccante, autoironico, di altri prodotti animati Dreamworks.

Il film non resiste completamente alla tentazione del troppo in cui s’inceppa oggi tanto cinema made in Hollywood, ma la storia e alcune trovate visive molto belle, ancorano il ritmo frenetico dell’azione. In un momento che fa molto «Bambi» o «Finding Nemo», Hiccup perde molto di più del piede che le sue prodezze aeree gli erano costate nel primo film. Bello il 3D, non troppo spinto.