Un giudizio di Salomone, che sembra accontentare le due parti in causa: ieri, il tribunale di Bruxelles che aveva accolto il ricorso della Commissione europea contro AstraZeneca, accusata di «violazioni flagranti» del contratto che la legava alla Ue, di aver consegnato molte meno dosi di quanto concordato e di aver privilegiato la Gran Bretagna, ha stabilito che la casa farmaceutica dovrà fornire la Ue, ma in quantità minori di quanto richiesto da Bruxelles e in tempi più lunghi.

La Commissione, dopo aver constatato che erano state consegnate solo 30 milioni di dosi sui 120 previsti, ha reclamato 90 milioni entro il 30 giugno. La sentenza ne accoglie solo 50 milioni (in totale 80, con i 30 già consegnati) e per di più con una scadenza più lontana di quanto atteso da Bruxelles: dovranno essere forniti 15 milioni di dosi entro le ore 9 del 26 luglio, poi 20 milioni entro il 23 agosto e 15 milioni per il 27 settembre. In caso di non rispetto di queste scadenze, AstraZeneca dovrà pagare una penale di 10 euro a dose in ritardo, come aveva chiesto la Commissione. Il tribunale afferma che AstraZeneca è responsabile di una «colpa grave» sugli obblighi contrattuali.

La Ue aveva prenotato 300 milioni di dosi da AstraZeneca e li attendeva per fine settembre. Le due parti si incontreranno a settembre, per discutere su questi 300 milioni, ma ormai tra i cittadini Ue è cresciuta la diffidenza verso questo vaccino e la Commissione punta soprattutto su Pfizer.

La sentenza del tribunale di prima istanza di Bruxelles è «una buona notizia» per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. «Questa decisione conferma la posizione della Commissione – ha aggiunto – AstraZeneca non ha rispettato gli impegni che ha preso nel contratto». E la presidente approfitta per autogiustificare la gestione della campagna di vaccinazione della Ue: «Questo mostra che non solo è benefica giorno dopo giorno per i nostri cittadini, ma anche che è fondata su una base giuridica solida» (in caso arrivassero, in futuro, denunce).

Anche AstraZeneca si dice soddisfatta della sentenza, l’azienda assicura di nuovo di aver fatto, come da contratto, «i migliori sforzi ragionevoli» per la produzione dei vaccini: «La Corte ha stabilito che la Commissione non ha l’esclusività o il diritto di proprietà su altre parti contraenti», a cominciare dalla Gran Bretagna, che ha finanziato ampiamente la ricerca del vaccino – uno dei 4 approvati dall’Ema – e quindi ha preteso di essere ripagata prioritariamente. AstraZeneca sottolinea di aver fornito finora alla Ue più di 70 milioni di dosi e che oltrepasserà sostanzialmente gli 80,2 milioni di dosi entro fine giugno.

Anche la casa farmaceutica approfitta della sentenza per autogiustificarsi: «In meno di 12 mesi, AstraZeneca ha lavorato duramente per sviluppare un vaccino efficace senza scopi di lucro ed è il secondo fornitore dei 27. Si stima che la fornitura di vaccini abbia contribuito a salvare decine di migliaia di vite e a diminuire significativamente i ricoveri in ospedale».

AstraZeneca ricorda anche che il 98% delle dosi del programma Covax (per i paesi poveri) sono di sua produzione. Sul «prezzo di costo», però, potrebbero esserci revisioni al rialzo nel futuro, dopo la dichiarazione della «fine della pandemia» da parte dell’Oms. Il vaccino AstraZeneca per il momento è il meno caro, 1,8 euro a dose, il prezzo di Pfizer è dieci volte tanto (ed è stato rivisto al rialzo). AstraZeneca inoltre ha affermato che il suo vaccino, stando a dati della Gran Bretagna e della Scozia, ha un’efficacia al 92% contro la variante Delta.