Continua lenta ma inesorabile l’avanzata dell’esercito azero nel Nagorno-Karabakh. Ieri il ministero della difesa del paese turcofono ha annunciato «la liberazione» della città di Jabrayil e di nove villaggi circostanti. Il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev, sulle ali dei successi militari, ha anche definito la draconiana condizione per un cessate il fuoco in Karabakh.

Baku è pronta a metterlo in atto solo se Erevan propone un «programma temporaneo per il ritiro delle sue truppe dai territori occupati». «La nostra condizione per un cessate il fuoco è che l’Armenia proponga un’agenda temporanea per il ritiro delle truppe dai territori azeri occupati nel Nagorno-Karabakh, non a parole, ma nei fatti», ha dichiarato Aliyev in tv.

Il presidente azero nega anche che i militanti siriani stiano combattendo a fianco delle sue truppe nella regione. E ha chiesto le scuse del presidente francese Macron, che aveva parlato di trasferimento di 300 foreign fighters siriani filo-turchi. «Non abbiamo mercenari, non ne abbiamo necessità, abbiamo un esercito di 100mila soldati. La Francia chieda venia e mostri responsabilità», ha detto il presidente azero.