«Non cambia niente, sul ddl Cirinnà si avanti come già deciso». E’ un Matteo Renzi a dir poco infastidito quello che ieri mattina è costretto a prendere atto della nuova divisione che lacera il Pd sulle unioni civili. Non bastavano i senatori dem che chiedono di sostituire la stepchild adoption con un affido rafforzato. No, ora ci sono anche i deputati dem che con un documento presentato ieri alla Camera chiedono di stralciare dalla legge la possibilità di adottare il figlio del partner. L’immagine che ne esce è quella di un Pd ormai lacerato dalle divisioni e per lui che invece vorrebbe avere tutto sotto controllo, è troppo.

Di buon mattino il premier avvia quindi un giro di telefonate utili a ribadire ancora una volta la posizione del Pd e del governo sulle unioni civili. Sente il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, i vicesegretari Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e la responsabile Diritti del partito Micaela Campana.

E con tutti si trova d’accordo nel decidere di non arretrare rispetto alla posizione già assunta da tempo. «Né affido rafforzato né stralcio ella stepchild adoption, il ddl Cirinnà non si tocca. Poi sarà l’aula a decidere cosa fare». Con Orlando Renzi concorda anche il comportamento da tenere in aula con gli emendamenti che verranno presentati al testo: il governo darà parere negativo a tutti quelli contrari all’orientamento giurisprudenziale emerso in questi anni. Particolare non secondario, visto che più di un tribunale minorile anche di recente ha dato il via libera all’adozione del figlio del partner da parte di coppie omosessuali.

La rottura sulle stepchild adoption nel Pd però c’è, è evidente e va a intaccare anche i rapporti tra parlamentari che pure hanno lo stesso orientamento. Il documento dei deputati inizialmente non piace infatti ai senatori che proprio ieri hanno presentato l’emendamento sull’affido rafforzato e che si sentono scavalcati dai colleghi della Camera.

La tensione però dura poco e il fronte dei cattolici (ma non solo) si ricompatta presto. A mischiare ancora di più le acque ci si mette poi anche Pierluigi Bersani che getta scompiglio nella sinistra Pd aprendo a un possibile stralcio della stepchild adoption, subito seguito da un controdocumento a favore dell’adozione firmato dagli ex di Sel passati al Pd.

«Noi non volgiamo dividere il partito, ma trovare una mediazione che possa essere utile a tutti», spiegano intanto Ernesto Preziosi, Paolo Cova, Teresa Piccione, Simonetta Rubinato e Alfredo Bazoli presentando il documento firmato da trenta deputati dem. Chiedono di cancellare dall ddl Crinnà gli articoli che rimandano alle norme del Codice civile sul matrimonio, un riferimento esplicito all’articolo 2 della Costituzione (relativo ai diritti individuali) , ma soprattutto la cancellazione della stepchild adoption, vista come una strada alla legalizzazione della maternità surrogata, e un rinvio della possibilità di adozione per coppie composte da persone dello stesso sesso a un successivo aggiornamento degli istituti paragenitoriali. Peccato che, a domanda, nessuno di loro si dica favorevole all’adozione da parte delle coppie omosessuali, rendendo così incomprensibile l’utilità di un eventuale rinvio del problema.

Probabilmente tutto resterà congelato fino al martedì prossimo, quando è prevista una nuova riunione del gruppo del Senato per affrontare la questione. Tra le possibili mediazioni, si parla di una pre-adozione di 2 anni dopo i quali il giudice minorile esprime una valutazione. Ma anche di consentire l’adozione solo per i figli nati da precedenti relazioni eterosessuali, vietando in maniera più esplicita la gestazione per altri.

Nel frattempo però, ci si conta. Sulla stepchild adoption è già deciso che verrà lasciata libertà d coscienza, ma c’è abbastanza ottimismo circa la possibilità ce venga mantenuta anche con il voto segreto. I trenta senatori contrari potrebbero ridursi in seguito a un eventuale intervento diretto del premier.

E poi ci sono i voti di Sinistra italiana, i verdiniani di Ala (seppure con qualche eccezione), socialisti e, nonostante ieri Silvio Berlusconi abbia ribadito il voto contrario all’intero ddl, non è escluso qualche voto a favore da Fi. Sospeso il giudizio sul M5S, del quale al nazareno temono una possibile vendetta dopo le polemiche relative alla vicenda di Quarto. «In ogni caso, anche se il testo dovesse subire delle modifiche, c’è serpe empo per porvi rimedio alla Camera», spiega un parlamentare. E a scanso di equivoci Renzi ha ribadito che, quale che sia l’esito, non avrà ricadute sulla tenuta del governo.

Altra incognita riguarda infine il voto finale sul provvedimento. Se il fronte contrario alla stepchild adoption dovesse perdere, chi ne fa parte voterebbe lo stesso il provvedimento? Il sito Gay.it pubblica nomi, foto e indirizzi mail di 34 senatori «pronti a far saltare tutto».

Scelta che scatena subito una marea di polemiche anche tra gli stessi dem. I senatori Emma Fattorini, Stefano Collina, Mauro del barba e Giancarlo Sangalli parlano di «inqualificabile metodo squadrista», mentre per il renziano Andrea Marcucci si tratta di «un’iniziativa grave, illiberale che punta a dividere il Pd e che di fatto indebolisce il traguardo storico dell’approvazione delle unioni civili».