Lo striscione rosso in testa si era già visto a piazza del Popolo a Roma, la settimana scorsa, per lo sciopero generale: «Senza tregua» c’è scritto. Ieri pomeriggio almeno duemila persone hanno sfilato per le vie del centro di Jesi contro l’annunciata chiusura dello stabilimento Caterpillar, con 270 lavoratori che a febbraio potrebbero perdere il proprio posto. La manifestazione, chiamata dagli operai e poi promossa da Cgil, Cisl, Uil e dal Comune, si è snodata da Porta Valle fino alla centrale Piazza della Repubblica, tra cori, tamburi battenti e bandiere al vento.

«La città c’è», dicono con soddisfazione i lavoratori. Non era scontato, ma in qualche modo la grande partecipazione era attesa: quando la fabbrica si chiamava Sima e rischiò di fallire nel 1977, la mobilitazione di Jesi fu imponente, tra momenti di piazza e addirittura il dirottamento di un viaggio istituzionale del presidente Pertini, che fu condotto a incontrare gli operai. Adesso la situazione, per quanto calda, appare però molto complicata: il tavolo convocato dalla Regione Marche ha partorito un nulla di fatto che sa di decisione irrevocabile. Il direttore dello stabilimento Jean Mathieu Chatain non ha lasciato intravedere spiragli nella trattativa: la sua intenzione è di chiudere senza fare tante storie. Resta l’ultima istanza, il tavolo al Mise. Ci sarebbe, inoltre, un tentativo di coinvolgere il governo. Lo ha annunciato il senatore del Pd Francesco Verducci: «Abbiamo presentato un’interrogazione urgente per chiedere al governo di intervenire subito e impedire la chiusura dell’azienda. Chiediamo che venga ritirato il piano e convocato immediatamente un tavolo che coinvolga istituzioni e rappresentanze dei lavoratori».

Oltre ad alcuni sindaci del territorio, per la rappresentanza politica che si è vista in corteo, da segnalare le presenze del segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e di quello di Rifondazione Maurizio Acerbo. Tra le bandiere dei sindacati e gli striscioni dei gruppi civici, poi, a spiccare sono state anche le bandiere di Potere al Popolo. Non si è visto il ministro Andrea Orlando, la cui presenza pure era annunciata.

«La nostra lotta è la lotta di tutti», ribadiscono i lavoratori in corteo. Nel giorno in cui arriva la notizia della vendita di Gkn, il discorso sviluppato in quella sede trova il suo seguito in terra marchigiana: «Se passano qui, passano ovunque», ovvero, se con un colpo di mano riescono a chiudere una fabbrica storica senza colpo ferire, nessuno o quasi potrà dire che il proprio posto di lavoro è al sicuro. La chiusura di Caterpillar, peraltro, è stata annunciata ai sindacati nel giorno in cui si aspettavano di discutere di contratti integrativi e assunzione di una trentina di precari. «Invece – racconta un operaio – nel momento in cui ci hanno detto che avrebbero dismesso la nostra fabbrica, ci hanno anche regalato una maglia celebrativa dei venticinque anni di presenza della Caterpillar in Italia». Il danno, la beffa, la presa in giro.