Si accende una luce in fondo al tunnel della vertenza Caterpillar. A quarantotto ore dalla dismissione dello stabilimento di Jesi, ieri pomeriggio, dal tavolo convocato al Mise è uscita fuori una soluzione che ferma il tempo – l’azienda ha sospeso le procedure di licenziamento per quindici giorni – e che potrebbe anche garantire continuità produttiva alla fabbrica marchigiana.

I VERTICI DELLA MULTINAZIONALE americana hanno fatto sapere di essere intenzionati ad accettare l’offerta di acquisto della Imr Automotive, azienda lombarda specializzata in componenti per automobili partecipata dalla Cassa depositi e prestiti attraverso la Simest, che ne possiede il 18,75% del capitale.

Il percorso è ancora in via di definizione, ma tra gli operai, che sono partiti alle prime luci dell’alba dalle Marche e hanno «accompagnato» con un corteo i sindacalisti al tavolo del Mise, si registra un certo ottimismo: la Imr ha annunciato di voler mantenere tutti i posti di lavoro di Jesi (270, di cui una settantina stagionali), anche se ancora non si sa se questo passaggio avverrà a parità di trattamento economico rispetto alla gestione di Caterpillar. Un dettaglio di non poco conto dal momento che, se l’operazione dovesse andare in porto, nelle Marche la produzione cambierà: non più pistoni per macchine presa terra ma componenti meccaniche di altro genere.

ADESSO IL PERCORSO PROSEGUE ad Ancona, nel palazzo della Regione, dove già oggi si comincerà a discutere del progetto di Imr, poi entro il 10 marzo si tornerà nuovamente a Roma, per un incontro finale al Mise con i vertici delle aziende e i sindacati. I quindici giorni di rinvio della fuga da Jesi di Caterpillar, in questo senso, potrebbero essere un incentivo ad accelerare i tempi delle varie pratiche burocratiche necessarie per completare la vendita e ripartire.

«È un progetto di reindustrializzazione importante – sostengono Marco Rota e Tiziano Beldomenico della Fiom –, fondamentale per garantire la continuità produttiva e occupazionale a Jesi».
Imr può contare su un organico di 2.600 dipendenti, 1.500 dei quali in Italia, e già ha partecipato ad altre operazioni di reindustrializzazione, come quella recentissima della Mahle di Saluzzo (Torino).

L’OFFERTA DEI LOMBARDI è stata ritenuta migliore delle altre due che erano state presentate, quella del fondo Antares (che Caterpillar non ha mai preso in considerazione) e quella della Duplomatic motion solutions di Parabiago, in provincia di Milano.

«Per i lavoratori di Caterpillar si apre una nuova prospettiva – dicono Tiziana Bocchi e Gianluca Ficco della Uilm –, un punto positivo da cui partire, anche se i prossimi quindici giorni dovranno servire ad approfondire il piano industriale e a verificare la solidità del progetto. Le cocenti delusioni degli ultimi anni in tema di reindustrializzazioni ci invitano alla massima prudenza, ma naturalmente occorre perseguire ogni strada che possa offrire un futuro lavorativo».

IL TEMA PIÙ CALDO, almeno dal punto di vista sindacale, è infatti quello della continuità dei rapporti di lavoro, ovvero degli ammortizzatori sociali che si renderanno necessari nel periodi di interregno tra la gestione di Caterpillar e quella di Imr. A questo proposito, i sindacati invocano l’utilizzo della cosiddetta cassa per transizione, introdotta dalla legge di stabilità ma ancora in attesa dei decreti attuativi.
«Questo di oggi (ieri, ndr) è un primo passo importante ma non ancora risolutivo per la salvaguardia occupazionale dei lavoratori e per la tutela di un territorio strategico come le Marche – commenta la viceministra allo Sviluppo Economico Alessandra Todde (M5s) –, metteremo a disposizione tutti gli strumenti a disposizione per tutelare i dipendenti di Jesi».

PARALLELA ALLE TRATTATIVE, intanto, corre la vicenda del ricorso presentato dai sindacati contro Caterpillar per comportamento antisindacale. Venerdì scorso il giudice del lavoro del tribunale di Ancona ha chiuso il dibattimento e si è riservato di decidere. La sentenza è attesa a giorni e, se verrà riconosciuta la fondatezza del ricorso, l’intera procedura di licenziamento collettivo dovrebbe ricominciare da capo, con altri due mesi e mezzo di tempo per salvare la situazione.