Caterina Ricciardi negli ultimi mesi era divenuta uno spirito folletto; forse presentiva la sua morte e faceva grandi progetti per l’avvenire. Dopo la fine della sua attività di docente di letteratura anglo-americana presso l’università di RomaTre, si era fatto ancora più acuto il bisogno di afferrarsi alla scrittura che le veniva facilmente, infilando brillanti subordinate con sicurezza: una fila di perline perfette che allineavano informazioni, intuizioni, «finestrine aperte» – come diceva – su aspetti secondari ma suggestivi del tema centrale.
Le sue recensioni di scrittori americani su Alias libri erano una specie di tappeto ricamato, con un centro e una ornamentale cornice, suggerita come fosse di sfuggita. Riusciva specialmente bene quando trattava di donne scrittrici delle quali indovinava con tenerezza il punto dolente, la pena sotto le righe, forse l’infanzia tradita, la paternità che non le aveva protette, anzi il padre che aveva sospeso la figlia sul ciglio del burrone.
Questo faceva di lei una specie di termometro della nascosta infelicità della bambina, quella bambina che ancora si nascondeva in lei, e cercava tenerezza, anche facendo grandi doni o improvvisi dispetti. Ottenere il perdono dell’offeso valeva quanto una lode per una bella recensione. Il padre si sarebbe alla fine pentito di averla fatta tanto soffrire.
Negli ultimi anni di insegnamento aveva stabilito ottimi rapporti con gli studenti, e le sue lezioni erano molto seguite. Le altre necessarie e noiose attività accademiche le evitava. Ma ha dato molto ai colleghi americanisti, partecipando a tutte o quasi, le imprese letterarie comuni, dedicandosi anche alla diffusione della letteratura canadese.
Difficile rintracciare la sua presenza in tanti convegni e in libri collettanei. Ha scritto sul Modernismo e la poesia del Novecento, su autori postcoloniali, moltissimo e con grande competenza su Ezra Pound. Ha curato con William Pratt Roma/Amor. Ezra Pound Rome, Love (2013) e con Walter Baumann, Ezra Pound ‘s Green World (2018). Per lo Shakespeare di Bompiani, curato da Franco Marenco, ha tradotto Misura per misura di Shakespeare, a cui ha premesso un’ottima introduzione.
Nella collana da lei diretta «Biblioteca di studi americani» presso Edizioni di Storia e Letteratura ha curato il volume Dialoghi con il classici nel Novecento americano (2019) a cui ha partecipato con un saggio su Il falso epitalamio di Hilda Doolittle: uno sguardo a «Hymen».
Di poesia si è sempre interessata, e presso la stessa casa editrice ha pubblicato Una lettura di The Hollow Men di T.S. Eliot. Aveva raccolto in un volume i suoi saggi migliori sulla poesia anglo-americana, e solo qualche giorno fa aveva finito di prepararlo per la pubblicazione. È il suo lascito di costante, fine studiosa, devota al suo compito, come desiderava di essere ricordata.

Per gli amici che vorranno ricordare Caterina Ricciardi, i suoi funerali si svolgeranno oggi, alle 13.30, presso la chiesa di san Salvatore in Lauro, a Roma.