Qui a Catanzaro anche per avere l’acqua serve l’amico giusto. Qui a Catanzaro l’auto della moglie dell’assessore non si può e non si deve multare. Qui a Catanzaro se vuoi rinnovare la carta d’identità devi promettere in cambio una prestazione sessuale. Benvenuti a Catanzaro, «la città dei tre colli», dove la realtà supera la più fervida immaginazione.

La «Catanzaropoli», che si è abbattuta in questi giorni sul capoluogo calabrese, non è solo un’inchiesta giudiziaria a tinte forti, ma è un romanzo criminale d’appendice, un affresco della degenerazione, financo antropologica, di un intero territorio. La cosa pubblica che diventa privata, merce da spartire e da gestire, il potere esercitato in modo rozzo e goffo, con arroganza e senza vergogna. Tanto, a queste latitudini comandano sempre loro. Si chiamano Abramo, Tallini, e, lì attorno, i tanti peones di una paccottaglia, prima democristiana oggi forzitaliota, che nemmeno altre bufere giudiziarie in passato ha mai spazzato via. Ma forse proprio questo è il punto.

All’attivismo delle procure fa da contraltare il lungo sonno della comunità catanzarese: pavida, impassibile, imbelle.

Lo spartiacque è la tornata elettorale del 2012. Sergio Abramo, già sindaco in un passato non remoto, rilanciato sulla tolda di comando di una destra tanto potente quanto incapace a governare. Una destra famelica e mai sazia, che, come nell’antica Grecia che qui tante tracce ha lasciato, per evitare di perdere il potere si era messa a divorare i propri figli via via che li partoriva. Era capitato a Michele Traversa, missino duro e puro, appena verniciato d’azzurro berlusconiano, entrato a Palazzo dè Nobili nel 2011, forte di un robusto 70% di consensi, e accomodato alla porta sei mesi dopo, per far posto ad Abramo che quelle stanze del palazzo comunale le aveva già occupate dal 1997 al 2006. Il motivo di tale improvvisa defenestrazione è forse impresso nei nastri delle intercettazioni dell’ultima indagine che ha sconquassato il capoluogo. «Non si muove foglia che Tallini non voglia» si legge nei fascicoli d’indagine. E, in effetti, quest’omone di oltre sessant’anni, Domenico Tallini, per tutti «Mimmo», è il capofila indiscusso della destra, per 25 anni in Consiglio comunale dall’Msi a Forza Italia, passando per l’Udeur di Mastella, attualmente assessore regionale e soprattutto «sindaco ombra» di Catanzaro secondo gli inquirenti. Per Tallini ora si ipotizza il reato di concussione. Una catena di complicità a tutti i livelli. Incarichi ad amici, multe annullate, la gestione dei concorsi comunali, gli appalti pubblici, le commesse e le prebende.

Insomma, la lunga mano della destra su tutta Catanzaro. Quando nella primavera del 2012 il Pdl romano, col segretario Angelino Alfano in testa, arrivò in città per un comizio a sostegno di Abramo i vigili urbani avevano ricevuto il mandato di controllare che le auto dei maggiorenti romani del partito non venissero toccate, soprattutto durante le ore notturne. In questo quadro di degenerazione della cosa pubblica, la città assiste impassibile al suo decadimento. Poche le realtà che hanno il coraggio di alzare la voce. Al netto delle rituali prese di posizione dell’opposizione di centrosinistra, che tante colpe ha per il passato, spicca l’indignazione della sezione Anpi, una delle più attive in tutta Italia. «Sono le condizioni preliminari per la convivenza civile e democratica ad essere colpite- ci dice il presidente, Mario Vallone- e non è certo la prima volta che scandali di varia natura si abbattono sulla nostra città. Questa volta però il degrado dimostra con chiarezza che l’elezione ad una carica pubblica e il ricoprire importanti ruoli nelle istituzioni, servano solo a fini personali. Per gli amici, per la propria clientela, per l’acquisizione del consenso anche andando contro alle regole minime di legalità e moralità. La società civile, la cosiddetta società civile, da troppo tempo è distratta, rassegnata quando non coinvolta nel gioco del malaffare. E’ necessario reagire, trovando i modi ed i tempi per un risveglio delle coscienze». Belle parole, destinate probabilmente a cadere nel vuoto.