Da indagato per sequestro di persona nell’inchiesta sul «caso Gregoretti» con 131 migranti tenuti per sei giorni a fine dello scorso luglio a bordo dell’imbarcazione militare prima dell’ok allo sbarco, Salvini, nel giorno dell’udienza a Catania come teste di due ex ministri, sceglie il gioco che conosce meglio: quello dell’attacco. E così, appoggiato dal suo legale, Giulia Bongiorno, prova a ribaltare i riflettori su Toninelli, sentito dal gup Nunzio Sarpietro, che deve decidere sul rinvio a giudizio del leader della Lega. Per due ore l’ex ministro ai Trasporti è stato sottoposto al fuoco di fila dell’avvocato Bongiorno, che gli ha contestato dichiarazioni pubbliche e post su Facebook durante le drammatiche fasi della Gregoretti per smontare l’accusa che lo stop allo sbarco dei migranti fosse stata una decisione assunta solo da Salvini.

TONINELLI È STATO CHIAMATO dalla difesa a commentare il video, depositato agli atti dai legali del leader del Carroccio, «in cui il premier – riferisce Bongiorno – Giuseppe Conte parla del governo e del ruolo dell’esecutivo nella decisione sugli sbarchi in Italia di migranti come idea condivisa». E Toninelli ha sostenuto che «la linea del governo era quella di fare interessare gli altri Stati europei al collocamento dei migranti», ma precisando che «ogni sbarco era un caso a parte».

Incalzato dalla Bongiorno poi su altri due casi, quello della Open Arms e della nave Diciotti, Toninelli, riferiranno poi fuori dall’aula Salvini e il suo avvocato, avrebbe inanellato una serie di «non ricordo». «Non c’era, o dormiva», ironizza Salvini. Ma l’ex ministro 5stelle non ci sta. E contrattacca, dicendo di «avere risposto con chiarezza a tutte le domande» e accusa l’ex collega di «cercare di scaricare le sue responsabilità» su di lui.

«CI SONO LEGGI leggi nazionali e internazionali che attribuiscono le responsabilità: l’assistenza in mare spetta al ministero dei Trasporti, ma l’assegnazione del porto per lo sbarco è responsabilità unica del ministro dell’Interno», replica l’esponente pentastellato. Precisazioni che non fermano le polemiche. Tanto che, in una nota, Toninelli è costretto a sottolineare che con quei «non ricordo» pronunciati in Tribunale si riferiva ai decreti di divieto di sbarco per la nave Open Arms, «fatti sui quali ho deposto in termini di verità e trasparenza».

Ma Salvini va dritto per la sua strada: «Rivendico con orgoglio quello che ho e abbiamo fatto a differenza degli altri non cambio idea sulla base delle convenienze. Non come Toninelli: in aula ha detto che non si ricorda e che comunque non era responsabilità sua. Non ricorda sostanzialmente nulla, spero che ricordi dove sta. Io mi assumo, con i colleghi che erano con me, totalmente e con orgoglio il successo delle politiche di contrasto all’immigrazione clandestina».

E GIULIA BONGIORNO, che nel primo governo Conte fu ministro, rincara la dose: «Ricordo benissimo ciò che accadeva: i ministri competenti andavano a discutere con Conte e Salvini di queste vicende poco prima del Consiglio dei ministri e noi ministri non competenti su queste questioni aspettavamo per ore che loro decidessero». «Prendevano tutte le decisioni insieme – agiunge – erano un gruppetto: Toninelli, Moavero, il presidente Conte, Salvini e Di Maio. Io che non facevo parte di quelle riunioni ricordo lucidamente che scrivevo a casa che avrei ‘fatto notte’ perché nella stanza accanto stavano decidendo chi fare sbarcare e chi noi. Io c’ero e so come inseguivano Salvini».

NELLA SUA DICHIARAZIONE spontanea davanti al gup, il leader leghista ha fornito alcuni numeri: «Nell’estate del 2018 e in quella del 2019 abbiamo ridotto del 55% i dispersi, da 1.694 a 757; azzerato il numero dei cadaveri in mare, da 83 a 4; ridotto dell’80% gli sbarchi, da 42 mila a 8 mila». Le polemiche fanno passare sotto traccia la deposizione dell’altro ex ministro, chiamata a deporre come testimone: Elisabetta Trenta. Pur apprezzando la linea di Salvini, l’ex titolare della Difesa sul caso Gregoretti ha evidenziato che lei avrebbe fatto sbarcare prima i migranti dalla nave. L’udienza preliminare è stata aggiornata al prossimo 28 gennaio con una seduta in trasferta, a Roma.

A PALAZZO CHIGI SARÀ SENTITO il presidente del consiglio Giuseppe Conte. E Salvini, che «dal premier si aspetta la verità», intanto il 9 gennaio sarà davanti al gup di Palermo per un altro processo, quello sulla vicenda Open Arms. L’udienza preliminare che si sarebbe dovuta svolgere ieri, è stata rinviata proprio per la concomitanza con quella di Catania. La vicenda Open Arms si riferisce ai fatti accaduti nell’agosto del 2019, quando il rimorchiatore della Ong, dopo aver soccorso 162 persone durante tre diverse operazioni di salvataggio, rimase 22 giorni di fronte alle coste di Lampedusa prima che venisse concesso un porto di sbarco. Oltre a Open Arms chiederanno di costituirsi parte civile anche le associazioni Asgi, Giuristi democratici, Legambiente e Cittadinanza attiva.