Altre dieci settimane di cassa integrazione Covid, con conseguente blocco dei licenziamenti, messe in campo subito con decreto. E la proposta di uno sgravio contributivo totale triennale per chi assume donne disoccupate. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo fa il punto della situazione nel mezzo del braccio di ferro fra governo e sindacati sul blocco dei licenziamenti.

E DURANTE IL MEGA CONVEGNO del potentissimo Ordine dei consulenti del lavoro, guidato da Marina Calderone, alla presenza di tutta la politica, annuncia il decreto per dare «garanzia di una copertura continuativa per chi dovesse aver esaurito le settimane di cig», già dal 16 novembre e fino al 24 gennaio. Altre 8 settimane di cassa integrazione saranno poi inserite in legge di Bilancio, rifinanziata con altri 5 miliardi di euro.

Una manovra che guarderà alla «rete di protezione» per imprese e lavoratori ma anche al rilancio dell’occupazione, a partire da giovani e donne. Oltre agli sgravi triennali per le assunzioni di under 35, «prevederemo una decontribuzione al 100% per tre anni per chi assume donne disoccupate al Sud e lavoratrici disoccupate da almeno 24 mesi su tutto il territorio nazionale», anticipa la ministra.

«Stiamo prevedendo delle misure, alcune da inserire in manovra, altre in un decreto che verrà emanato nelle prossime settimane», spiega Catalfo. Nel decreto, già da alcuni ribattezzato «decreto novembre» in cui rientreranno anche altri aiuti per i settori e le categorie più colpite dall’emergenza, «vi sarà un rifinanziamento della cig» perché le imprese che usufruiscono di tutte le settimane di cassa integrazione previste dal decreto Agosto (9+9, a partire dal 13 luglio) le finiranno dal 16 novembre e man mano nelle settimane a seguire. Per cui «l’intenzione è di finanziare un ulteriore intervento di cassa integrazione Covid che potrebbe essere di circa 10 settimane» con cui arrivare a coprire l’eventuale utilizzo continuativo fino al prossimo 24 gennaio. A queste, prosegue la ministra, «si sta valutando di collegare un blocco dei licenziamenti».

Un termine, quello di fine gennaio uguale alla fine prevista attualmente per lo stato di emergenza, che a Cgil, Cisl e Uil non basta perché chiedono di allungarlo fino alla fine della pandemia.

POI «UN ALTRO FINANZIAMENTO in legge di bilancio andrà a coprire ulteriori settimane» di cassa, spiega ancora Catalfo. Le posizioni dei sindacati sono distanti, ma – assicura la ministra – «l’interlocuzione c’è stata e ci sarà nelle prossime ore e valuteremo anche le loro richieste». La proposta di Cgil, Cisl e Uil è quella di una soluzione in cui le ulteriori 18 settimane di cassa integrazione ed il blocco dei licenziamenti debbano camminare «di pari passo».

SUL FRONTE LICENZIAMENTI la vertenza più calda è certamente la Whirlpool di Napoli dopo l’annuncio della chiusura della fabbrica al 31 ottobre. Ieri i lavoratori hanno protestato in piazza Plebiscito e con il prefetto mentre dal governo non è arrivata alcuna novità. Per questo Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di scrivere al presidente del Consiglio Conte, per chiedergli di incontrare i sindacati prima di convocare il tavolo con Whirlpool. «Chiediamo di avere l’occasione di spiegare il punto di vista dei lavoratori e di chiarire che la situazione attuale di Whirlpool è assai diversa da come la dirigenza aziendale la ha descritta in questi mesi», si legge nella nota unitaria. «Il recente rimbalzo della domanda di mercato sta determinando difatti un forte incremento produttivo in tutte le fabbriche italiane del gruppo, ad eccezione di Napoli naturalmente, per cui come è annunciata la chiusura il 31 ottobre; similmente anche i conti finanziari della multinazionale americana stanno migliorando e salendo i profitti. Tutto ciò rende la scelta di Whirlpool ancora più odiosa, tanto più se si considera la gravità del momento che stiamo attraversando. È l’ultima occasione – aggiungono Fim Fiom Uilm – che il governo italiano ha per mantenere le promesse fatte in questi 18 mesi ai lavoratori di Whirpool, rinnovate da ultimo durante la campagna elettorale. L’accordo che Whirlpool sta violando è stato siglato a novembre del 2018 non solo con il sindacato ma anche con il governo. Ebbene il governo ne pretenda il rispetto come stiamo facendo noi», concludono.