Un anticipo di campagna elettorale per le europee è andato in scena ieri alla Camera, durante l’approvazione del Codice rosso. L’occasione l’ha offerta il voto sull’ordine del giorno relativo alla castrazione chimica, presentato da Fratelli d’Italia: i soci di governo, 5S e Lega, hanno preso strade separate e il centrodestra si è spaccato. I gialloverdi si tallonano intestandosi a turno i provvedimenti dell’esecutivo e le iniziative parlamentari: se i pentastellati hanno puntato sul reato di «revenge porn», il Carroccio ha scelto come bandiera la castrazione chimica. La rottura era stata sfiorata già martedì salvo poi fare, da parte di Matteo Salvini, un passo indietro ritirando l’emendamento ad hoc. Da Fdi era arrivata la stoccata: «La Lega non si faccia più ’castrare’ dal M5S e torni a ragionare da vera forza di centrodestra».

IL PARTITO DI GIORGIA Meloni ieri si è infilato nella crepa presentando un odg che invitava il governo a introdurre la castrazione chimica come condizione per la sospensione della pena, in caso di condanna per reati sessuali. La deputata di Leu, Giuseppina Occhionero, ha spiegato: «Sono avvocato, dal punto di vista legale non ha alcun senso». Persino il leghista Giuseppe Basini si è dissociato: «Voterò contro, non credo che faccia parte né del diritto né delle nostre tradizioni un provvedimento come questo. Allora se uno ha tendenze aggressive dobbiamo permettere la lobotomia prefrontale?». Mentre il 5S Andrea Colletti aveva bollato l’odg come «palesemente in contrasto con la Costituzione e le convenzioni internazionali». Risultato: i 5 Stelle hanno votato no con Pd, Fi e Leu; la Lega, con diversi assenti, si è ritrovata da sola con FdI. Odg bocciato: 383 voti contrari e solo 126 favorevoli.

Dai banchi di Fdi è partito il coro «Nazareno, Nazareno» (rievocando così il patto dell’epoca Renzi) all’indirizzo di Fi, vista ormai come estranea alla nuova destra, quella che ha fatto network al Congresso mondiale della famiglia di Verona. Da Forza Italia la replica di Mariastella Gelmini: «Non siamo la stampella di nessuno. La corsa Salvini-Meloni a scavalcarsi a destra si schianta contro i numeri. Il convoglio sovranista è deragliato in partenza». E Stefano Mugnai: «La maggioranza di governo, unitissima nella ’castrazione economica’ del paese, si è spaccata su quella chimica. È una deriva anticostituzionale e antiscientifica».
Salvini non arretra e anche ieri ha ripetuto: «Stupratori e pedofili vanno arrestati e curati». Nel pomeriggio le solite fonti, fronte Carroccio, hanno fatto trapelare l’irritazione verso l’alleato: «Sconcertati e dispiaciuti del voto del M5s con Pd e Fi». È la ministra Giulia Bongiorno a fare il punto: «Il ritiro dell’emendamento sulla castrazione chimica non è stato una marcia indietro ma un differimento. Può rientrare in un ddl della Lega, da sottoporre anche ai 5Stelle. Verrà presentato con Salvini, sarà un provvedimento più organico e avrà come oggetto reati gravissimi, come la pedofilia».

I pentastellati hanno tenuto fermo il loro no: «Apre uno spiraglio alle pene corporali» ha spiegato il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva. Lo scontro è soprattutto politico così fonti grilline hanno ribattuto: «Il M5S è rimasto coerente: per noi la castrazione chimica non può essere una soluzione e non è nel contratto di governo. Riguardo al voto in aula, se si è trattato di ’verificare’ una maggioranza alternativa, il tentativo è fallito. Il centrodestra non esiste più, neanche su questi temi. Non esiste altra maggioranza senza il M5s». E sullo sconcerto leghista: «La misura è una presa in giro verso le donne. Ci vuole la certezza della pena, quello che ha fatto il ministro Bonafede alzando il minimo e il massimo delle pene».

Mentre volavano gli stracci, il Codice rosso ieri è stato approvato alla Camera con 380 sì e l’astensione di Pd e Leu. Tappa successiva il Senato. Il provvedimento velocizza l’azione penale per i reati di violenza domestica e di genere, aumenta le pene per maltrattamenti contro familiari o conviventi, sfregi al viso, stalking e violenza sessuale. Porta da 6 a 12 i mesi i tempi per sporgere denuncia, introduce il reato di «revenge porn».

CON UN EMENDAMENTO a firma Mara Carfagna (Fi) si introducono pene da 1 a 5 anni per chi induce a contrarre matrimonio o unione civile mediante violenza, minaccia o persuasione fondata su precetti religiosi. Inoltre ci sarà sostegno economico per gli affidatari di orfani di femminicidio.