Il rapporto degli ispettori del Viminale, che sono già al lavoro, dovrebbe arrivare sul tavolo del ministro Minniti nel giro di qualche settimana. Castelvetrano, come tanti altri comuni, è nella lista degli enti locali dove fra tre mesi si voterà per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale. Ecco perché il mandato affidato agli 007 ministeriali è quello di fare in fretta. Anche se in paese è forte la convinzione che Roma opterà per lo scioglimento dell’amministrazione e il rinvio delle elezioni.

Un brutto colpo per una città, 31 mila abitanti e spesso coinvolta in inchiesta di mafia, dove aleggia il fantasma del superlatitante Matteo Messina Denaro, nella lista dei 50 ricercati più pericolosi stilata dall’Europol, l’agenzia di contrasto dell’Ue che aiuta i paesi membri a combattere la criminalità internazionale e il terrorismo. Proprio un anno fa, era marzo, fu sciolto il consiglio comunale per effetto delle dimissioni di 28 consiglieri su 30 nel pieno delle polemiche scaturite dal ritorno in aula di Calogero Giambalvo, che era stato arrestato nel novembre del 2014 dai carabinieri nell’ambito dell’operazione antimafia «Eden II» perché considerato tra i fiancheggiatori di Messina Denaro: una volta assolto, nel dicembre 2015, e tornato in libertà dopo 13 mesi di carcere, Giambalvo era stato reintegrato come consigliere comunale a gennaio dell’anno scorso. Sotto pressione da parte delle istituzioni e di parte della politica, 28 consiglieri alzarono bandiera bianca: i poteri del consiglio passarono nelle mani Francesco Messineo, nominato commissario straordinario dal governatore della Sicilia Rosario Crocetta, anche alla luce del suo passato di capo della procura di Palermo.

A spingere ora la Prefettura di Trapani all’invio degli ispettori sono state le ultime indagini dei carabinieri che hanno svelato un sistema di controllo degli appalti comunali da parte della criminalità organizzata, già emerso in altre indagini che hanno coinvolto dirigenti e funzionari comunali. Il pentito Lorenzo Cimarosa ha parlato anche di uno strano avvicinamento dell’allora candidato, Felice Errante, poi eletto sindaco: «È venuto a chiedermi voti, venne con Enrico Adamo, pure lui è impegnato in politica». Era la campagna elettorale per le amministrative del 2012, Adamo era in corsa per il consiglio comunale con la lista «Futuro e libertà»: nelle scorse settimane lui e suo padre Giovanni sono stati raggiunti da un provvedimento di sequestro di beni. Secondo la Dia di Trapani la loro fortuna imprenditoriale sarebbe avvenuta all’ombra della famiglia Messina Denaro. Questi e altri elementi raccolti dalla polizia e dalla guardia di finanza hanno convinto il prefetto di Trapani Giuseppe Priolo a proporre al ministero degli Interni un accesso ispettivo al comune. Dovrà essere verificato se vi siano «forme di condizionamento tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità della stessa, nonché il regolare funzionamento dei servizi a essa affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica».

«Da capo dell’amministrazione affronterò con la serenità di chi non ha nulla da temere questa ulteriore prova, vivendola così come la legge recita, e cioè come un’attività in capo all’amministrazione centrale a salvaguardia dell’amministrazione pubblica periferica e non come azione repressiva nei confronti di alcuno», dice il sindaco. Che aggiunge: “Rimarrò al mio posto fino quando sarà strettamente necessario sospendendo fin da subito ogni attività discrezionale in capo all’organo politico».