Fabio Castaldo, vicepresidente M5s dell’europarlamento, Il suo gruppo ha confermato il voto alla commissione di Ursula von der Leyen. Siete diventati una forza europeista?

Siamo sempre stati una forza europeista, critica su certi aspetti ma proprio perché difendiamo un’Europa solidale e trasparente. Questa Commissione, a differenza della precedente, ha cercato un confronto serrato. E la presidente ha assunto impegni chiari con noi, sull’economia sostenibile e green, sulla lotta alle diseguaglianze tramite una direttiva per il salario minimo obbligatorio in tutti i paesi. E la revisione urgente del Trattato di Dublino. Se non manterrà queste promesse entro un anno e mezzo, passeremo all’opposizione.

Quattro del suo gruppo non l’hanno votata. Uno di loro, Corrao, dice che ora teme ritorsioni.

Nessuna ritorsione ma la loro è una scelta estremamente grave. In un gruppo se non si trova una sintesi unanime si sceglie a maggioranza. E sul voto di oggi (ieri, ndr) fra noi c’era una maggioranza ampia, in piena continuità con l’orientamento del governo. Questi colleghi si sono sottratti a una decisione democratica a maggioranza. Un comportamento grave e irrispettoso, che mette in difficoltà un’intera delegazione che proprio per pretendere il rispetto degli impegni deve essere compatta. Se ne assumeranno la responsabilità.

Li punirete?

Non sta a me comminare sanzioni. Ma se ogni volta che non si è perfettamente in linea ci si sottrae agli impegni vuol dire che non si vuol fare parte di una squadra.

Per i dissidenti siete «una fotocopia sbiadita del Pd». Il dissenso vero è a Strasburgo o piuttosto a Roma, sul governo con il Pd?

Se qualcuno a Roma preferisce collaborare con la Lega lo può dire apertamente. L’abbiamo già fatto, siamo stati traditi. Il M5s non ha niente a che vedere con la Lega e ha profondi distinguo anche con il Pd. Ma in un governo di coalizione si deve avere la forza di negoziare i proprio punti e poi difenderli. Se non si è capaci, se si scatena una guerra per la visibilità, non si ottengono gli obiettivi. Io invece voglio che il governo duri tre anni e che porti a casa risultati concreti.

C’è chi non vuole il Pd alleato?

Che il M5s abbia dei problemi è evidente. Ma caricare questo voto di altri significati è malafede. I problemi dell’M5s si risolvono con la collegialità, con il coraggio di un grande momento di confronto. Non è un fatto di alleanza o meno. Tanto finché non arriviamo oltre il 40% il tema delle coalizioni ci sarà sempre. Se invece qualcuno vuole spianare la strada a Salvini se ne assumerà la responsabilità.

A proposito di spianare la strada a Salvini: è quello che farete in Emilia, correndo da soli?

Io ero a favore del voto della piattaforma, mi sarebbe piaciuto che fosse anche su «come» partecipare. E mi sarei rimesso alla base di quelle regioni. Il capo politico dice che lo statuto lo vieta, prendo atto, un’occasione persa. Ma non è vero che M5s correndo sottrae chance al candidato Bonaccini. Noi lì nasciamo come forza alternativa a chi governava, il Pd, e se non ci fossimo presentati la maggioranza dei nostri non sarebbe andata a votare.

Non indebolite Bonaccini?

Non credo. In ogni caso per noi esserci alle regionali non è alternativo alla riforma interna: dobbiamo rivedere i processi decisionali, il coinvolgimento del territorio, le priorità e l’incisività nell’agenda di governo. Nodi ineludibili.

È finita la stagione di Di Maio uomo solo al comando dell’ M5S?

Non personalizzo, anzi penso che lui abbia fatto moltissimi sacrifici, e che chiunque sovraccaricato sarebbe finito in difficoltà. Ma credo nella collegialità. Serve una riorganizzazione. Dobbiamo riaggregare un movimento in cui le persone manifestano difficoltà a capire la linea. C’è uno scollamento forte e profondo.

Nel governo, le distanze con il Pd saranno superate?

Quando abbiamo deciso di fare il governo con il Pd lo abbiamo fatto in piena coscienza. Ora dobbiamo fare tutto quello che è nostro potere per farlo funzionare. Se c’è buona fede una sintesi si può trovare. Ma ci deve essere un forte imprinting del movimento. Siamo la prima forza della maggioranza, non arretreremo sulla prescrizione, è una battaglia di civiltà determinare se una persona è colpevole o innocente.

È civile tenere una persona sotto processo all’infinito?

La riforma della prescrizione è una parte, serve una riforma che ci riallinei ai tempi dei paesi europei. Ma non è l’unico tema: c’è anche la trasparenza dei finanziamenti ai partiti. Siamo pronti a votare una commissione d’inchiesta.

Anche sui vostri rapporti con la Casaleggio e associati?

Non abbiamo niente da nascondere. Ripeto: se c’è buona volontà si va avanti insieme, se qualcuno non ne ha più intenzione se ne assume la responsabilità .

Con il Pd in prospettiva potreste stringere un’alleanza stabile?

È un tema prematuro, ma che l’attuale esperienza funzioni è la conditio si ne qua non.

A Bruxelles siete senza casa: i verdi vi hanno chiuso la porta?

Abbiamo una sola negoziazione aperta ed è con i verdi. Che ai tavoli sono cordiali e collaborativi ma poi sui giornali dicono l’opposto. Sarò chiaro: basta ambiguità, se c’è la volontà di fare un percorso lo si faccia. Se ci vogliono tenere appesi a un negoziato che non ha speranza di successo, lo dicano.

Avete bussato anche alla porta di Macron, nemico dei vostri amici gilet gialli?

È prematuro parlare di ipotesi che per ora non esistono. Ma non siamo amici dei gilet gialli. Siamo stati chiamati da una parte di loro che prendeva le distanze dalle violenze. Volevano conoscerci e capire a cosa era dovuto il nostro successo. Ma poi ci siamo resi conto che di fronte a noi c’era il nulla.