Felice Casson, senatore del Pd, segretario del Copasir (il Comitato parlamentare di vigilanza sui servizi di sicurezza) non ha dubbi sulla necessità di togliere il segreto a tutti i documenti custoditi negli archivi della Camera: «L’iniziativa della presidente Boldrini – spiega a il manifesto – è senz’altro positiva. In presenza di atti secretati provenienti da apparati di sicurezza dello Stato, è bene che vi sia questa attività di discovery, di apertura e trasparenza». Il percorso, però, è solo all’inizio.

Ora tocca ai servizi esprimersi sulla richiesta di pubblicazione degli atti: «Ci sono delle norme da seguire – prosegue Casson –, semplicissime e anche rapide. Come Copasir sarà nostro compito controllare che tutto si svolga in maniera corretta e che non vengano apposti segreti fuori luogo. Non mi pare che vi siano stati fino a questo momento apposizioni di segreto di stato e quindi questo problema non si pone. Mi sembra che vi siano in questo caso una serie di atti classificati perché sono stati originati così da enti come i servizi di sicurezza Aise e Aisi, ma andrà verificata la situazione. La richiesta di desecretazione, quindi, va fatta alle agenzie che hanno originato questi documenti. Speriamo che il tutto avvenga il più velocemente possibile».

Alessandro Bratti – deputato del Pd ed capo gruppo nella commissione rifiuti della scorsa legislatura – ricorda le difficoltà del parlamento per rendere pubblici i documenti raccolti: «Alla fine della legislatura abbiamo guardato tutto quello che potevamo desecretare, poi ci siamo incagliati davanti ad una legge poco chiara per quanto riguarda i documenti consegnati con il vincolo del segreto», spiega. «I consulenti della commissione e i magistrati – prosegue – ci hanno paventato un rischio di incorrere in una denuncia penale spiegandoci che se i servizi impongono la secretazione, sarebbe stato un atto illegittimo da parte della commissione renderli pubblici. E’ stata una discussione che è durata a lungo e alla fine è prevalsa l’interpretazione dei magistrati e dei funzionari consulenti della commissione, anche se c’era la volontà politica di desecretare gran parte degli atti».

Dal punto di vista procedurale il percorso per arrivare alla caduta del segreto è segnato da una serie di leggi e regolamenti complessi, che non rendono automatica la pubblicazione dopo il primo sì della presidenza della Camera: «Intanto si deve verificare se sono passati i tempi ordinari – racconta Felice Casson –. Il servizio oppone il segreto in maniera rituale, gli viene chiesto – ad esempio dalla magistratura – di rimuovere il vincolo: se questo viene confermato esiste una procedura che porta fino alla Corte Costituzionale».

C’è però un punto di partenza ormai consolidato, che rende estremamente importante la richiesta di Greenpeace, dei Verdi e del manifesto. I nostri servizi di sicurezza hanno avuto in passato un ruolo non sempre chiaro nel campo dei grandi traffici di rifiuti: «Ho la netta sensazione – assicura Alessandro Bratti – che sulla questione del trasporto attraverso le navi c’è un collegamento – soprattutto in un determinato periodo – con la necessità di elementi dello stato di smaltire rifiuti. Dato che non c’erano impianti qui, hanno distribuito in giro le scorie con l’intervento di organismi diciamo non ufficiali. E’ una sensazione che abbiamo avuto, senza però essere riusciti a trovare le prove».

«Se abbiamo avuto una ragion di Stato? Dipende dal tipo di rifiuti», spiega Felice Casson. «Per quanto riguarda il nucleare certamente c’è stato un interesse di questo tipo, con interventi normativi indirizzati. Diversa la questione dei rifiuti industriali, in questo caso ci sono stati più che altro interessi economici, anche piuttosto consistenti, ma non penso una ragion di Stato». Il Casson magistrato ricorda però quel link che apparve durante le indagini che condusse anni fa sul petrolchimico di Porto Marghera: «Io mi ricordo che all’epoca dell’inchiesta un amministratore delegato di Montefibre – che era stato anche incriminato per vicende marginali – veniva direttamente dai servizi di sicurezza. Le storie collegate a personaggi come Eugenio Cefis, personaggi di quel calibro, hanno avuto collegamenti con interessi della sicurezza. Sono situazioni diverse, che dovrebbero essere approfondite».