Venerdì scorso ha deciso di smettere di mangiare, di bere e di assumere farmaci fino a quando non riconquisterà la «dignità personale riavendo il lavoro». In caso contrario andrà avanti fino «alla morte, se non ritroverò me stesso per la strada». Così ha scritto su Facebook Antonio Frosolone, 51 anni, operaio Fiat dello stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco, dislocato sei anni fa nel reparto logistico Wcl di Nola, chiamato anche «reparto confino», dove il Lingotto ha spedito trecento operai in perpetua cassa integrazione dal 2008. Sei giorni sono già passati senza che abbia assunto cibo né i farmaci per il diabete e la cardiopatia.
La disperazione dei lavoratori di Nola va di pari passo con la rabbia: Pino De Crescenzo, 44 anni, si è impiccato a febbraio, a maggio si è tolta la vita Maria Baratto, 47 anni, infliggendosi una serie di coltellate. Dopo l’ultimo suicidio, a giugno, i lavoratori di Nola avevano protestato inscenando davanti ai cancelli del reparto Wcl l’impiccagione di un manichino con la foto di Sergio Marchionne sul viso. Per questo in cinque sono stati licenziati.
La preoccupazione per lo sciopero della fame di Antonio Frosolone è alta, al punto che i colleghi hanno allertato i carabinieri di Varcaturo, dove vive. «Ho postato il mio pensiero perché non volevo che mi ritrovassero dopo giorni com’è successo a Maria Baratto – racconta Frosolone -. Mi ha colpito la vicinanza dei tanti colleghi che da sabato si stanno alternando a casa mia. Ho riscoperto la rete di solidarietà tra operai che non vedevo più dai tempi della fabbrica, quando ci aiutavamo l’uno con l’altro». Con nessuna prospettiva di rientro a lavoro e la cassa integrazione perpetua, da due mesi per Antonio è arrivata anche la separazione dalla moglie: «Smetterò solo se riavrò il mio lavoro – conclude Frosolone -. La cig sembra non finire mai e, senza il mio impiego, ho perso anche la mia famiglia. Quando è cominciata la cassa integrazione, sembrava solo un breve periodo nero: poi le cose sono peggiorate. Mi è stata tolta la dignità».
Nola è una polveriera, per tenere la situazione sotto controllo la Fiat ha annunciato la creazione di sessanta posti di lavoro al reparto Wcl: sessanta postazioni su cui dovrebbero ruotare trecento lavoratori. L’operazione del Lingotto ha lo scopo di consentire un altro anno di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, ma è solo un tirare a campare.
I lavoratori del polo logistico e i circa duemila dello stabilimento Vico di Pomigliano fuori dalle linee di produzione chiedono che venga esteso anche a loro il contratto di solidarietà, con un progressivo assorbimento nei reparti che producono la Panda.