La battaglia nel Movimento 5 Stelle genovese va oltre la contesa del fortunato brand pentastellato, foriero di successi elettorali. Questa volta tra grillini non ci sono soltanto questioni di procedura e beghe sul regolamento: dietro allo scontro che ha condotto alla detronizzazione di Marika Cassimatis da candidata sindaca del capoluogo ligure spuntano differenze di merito. Cassimatis ieri ha convocato una conferenza stampa e polemizzato con il programma diffuso dal suo rivale ripescato d’ufficio, il tenore Luca Pirondini. Lo ha fatto sollevando una questione che pesa come un macigno. «Nel suo programma, Luca Pirondini si dice sì alle infrastrutture ‘necessarie nel rispetto dell’ambiente e con gare d’appalto trasparenti’ – denuncia Cassimatis – Fino a pochi mesi fa, una cosa del genere sarebbe stata tacciata di eresia». La faccenda ricopre un’importanza fondamentale, perché diverse grandi opere incombono su Genova, dal terzo velico al passante autostradale della Fronda. Il tema che ha un rilievo storico, perché proprio nel contesto dei comitati contro la cementificazione e per la difesa del territorio era sorto l’embrione originario del M5S genovese che in questi mesi è stato messo da parte.

«Forse le grandi opere e il cemento non sono più un tabù per il M5S? È cambiato qualcosa che incide sul programma elettorale?», chiede Cassimatis. Così, mentre Grillo pare muoversi sulla scia dell’amministrazione torinese di Chiara Appendino, sindaca apparsa pragmatica e continuista che molti vedono bene come candidata premier, l’ex candidata genovese ricorda il documento col quale nel 2009 nacque il M5S: «Il mio programma è la Carta di Firenze, che punta su bene comune, economica circolare, rifiuti zero, trasporto leggero, no cemento e grandi opere, no al Tav e sviluppo sostenibile».

Per adesso né Cassimatis né i membri della sua lista, sono stati espulsi dopo il veto di Grillo sul simbolo per le comunali. «Qualcuno di noi si è disiscritto di sua volontà – spiega Cassimatis – non c’è stata un’espulsione da parte del M5S». Cassimatis ha chiesto chiarimenti, non ancora arrivati da parte di Grillo e dello staff del Movimento, sulla scelta del ritiro del simbolo. Chiede pubbliche scuse, annuncia il ricorso al Tribunale civile per chiedere «la sospensiva del voto on line nazionale e il reintegro della nostra lista» e conferma di aver presentato querela contro Grillo e il deputato Alessandro Di Battista, ritenuti colpevoli di aver sollevato dubbi sulla sua persona e sulla sua limpidezza: «È veramente pesante pensare che un leader politico possa aver messo alla berlina delle persone che fino all’altro ieri hanno lavorato per lui gratuitamente, mettendoci tutta la passione». All’orizzonte c’è l’alleanza con gli altri ex grillini genovesi che abbandonarono il M5S in gennaio? «Questo è uno step successivo – spiega Cassimatis – Al momento non abbiamo fatto nessuna valutazione di questo tipo». Le risponde Alice Salvatore, consigliera regionale considerata vicinissima a Grillo, ribadendo la linea dei vertici: «Beppe è il garante e se ha detto che la lista di Cassimatis non può correre, vuol dire che non può correre». «Se qualcuno non capirà questa scelta vi chiedo di fidarvi di me», aveva detto Grillo mettendo alla porta Cassimatis. Lei adesso controbatte duramente: «Una frase del genere non si sarebbe sentita nemmeno nella Repubblica delle Banane».