Cassa depositi e prestiti è (formalmente) controllata dal ministero del Tesoro, ma si comporta come se fosse un (fondo) sovrano e di quel che fa con i propri soldi non dà spiegazioni a nessuno. Nemmeno quando a chiederle è un parlamentare, che su carta intestata della Carta dei deputati chiede ragione di un finanziamento da 423,5 milioni di euro concesso nella primavera del 2013 a Cav spa, la società partecipata da Regione Veneto e Anas spa che gestisce il Passante di Mestre. Il presidente di Cdp Franco Bassanini, citando se stesso (cioè la “Legge Bassanini”, la 241 del 1990), risponde a Federica Daga, del Movimento 5 Stelle, che la richiesta non è «supportata da alcuna motivazione», e che non sussisterebbe «un interesse diretto, concreto e attuale».
L’esponente del M5S aveva chiesto di sapere se «il prestito concesso dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) a Cdp nel 2011 per l’importo di 350 milioni di euro, e versato il 30 aprile 2013, sia stato già trasferito al beneficiario ultimo Cav Spa, in quali modalità (numero di tranche e presenza di ulteriori intermediari) e per quali finalità specifiche» e – soprattutto – «quale sia il tasso di interesse che Cdp deve corrispondere a Bei e quale sia il tasso di interesse applicato al beneficiario finale Cav». Lo stesso diniego era stato opposto in precedenza alle stesse richieste formulate da Re:Common, spiegando che l’associazione non sarebbe «portatrice di una posizione legittimante».

Alla prima domanda, in ogni caso, possiamo rispondere consultando il bilancio di Cav spa: a seguito dell’ultima assemblea dei soci, quella che il 22 aprile 2013, ha approvato il bilancio 2012, la società ha sottoscritto due mutui con Cassa depositi e prestiti per un valore complessivo – come abbiamo già ricordato – di 423.500.000 euro. Queste risorse che sono costate alla società 8,47 milioni di euro (il valore della commissione pagata da una società che è al 100% pubblica a Cdp, che pure è controllata dal Tesoro per oltre l’80 per cento), e sono state immediatamente (il 30 aprile scorso) girate ad Anas, come si legge sul sito della società che gestisce la rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale. Da oggi e per i prossimi 15 anni graveranno, invece, in conto interessi sul bilancio – non florido – di Cav.

L’intervento di Cassa depositi e prestiti è stato fondamentale: quei soldi sono andati a colmare una falla aperta a pagina 70 del bilancio della concessionaria. Dove si spiega che Cav aveva, a fine 2012, un debito verso l’Anas «di complessivi euro 1.022.531.196», e che questo dato comprende il rimborso dei costi di realizzazione del Passante autostradale di Mestre già fatturati per 423.500.000 (quelli finalmente ripagati con questa tranche), oltre a spese già sostenute da chi ha fatto i lavori ma non ancora fatturate per 504.908.155.

Significa, cioè, che c’è bisogno di soldi perché chi ha costruito il Passante aspetta mezzo miliardo di euro, da almeno quattro anni, da quando cioè venne inaugurata l’opera. E «chi ha costruito» è una società di progetto, il cui nome compare di rado tra le carte: si chiama Passante di Mestre S.C.p.A., ed è formata da Impregilo (capofila con il 42% del capitale), Grandi Lavori Finconsit, Fip Industriale, Cooperativa muratori e cementisti (Cmc), Consorzio Cooperative Costruzioni, Consorzio Veneto Cooperativo e Serenissima Costruzioni (società controllata da A4 Holding). Sui cantieri c’era anche la Mantovani spa, il cui ad Piergiorgio Baita è stato arrestato a fine febbraio 2013.

Questa storia, esemplare, è una di quelle raccolte nel libro “La posta in gioco” (Altreconomia edizioni), in cui raccontiamo che cos’è diventata oggi Cassa depositi e prestiti. Al presidente Franco Bassanini, anche attraverso le colonne de il manifesto, proviamo ora a spiegare dove risiede «un interesse diretto, concreto e attuale» a ricevere queste informazioni. Partiamo da lontano: c’era una volta la Tangenziale di Mestre, ma era sempre intasata. Per rimediare, dissero, serviva un by-pass: lo chiamarono Passante, e fu come un intervento a cuore aperto che coprì di asfalto, cemento e gallerie artificiali la campagna veneta. Un intervento d’urgenza, grazie alla spinta autorizzativa della Legge Obiettivo, affidato a uno dei più stimati primari veneti, il Commissario governativo per il Passante Silvano Vernizzi. Qualcosa, però, dev’essere andato storto: quei 32,3 chilometri sono costati quasi 1,3 miliardi di euro, circa il 68 per cento in più di quanto previsto, e a oltre quattro anni dall’inaugurazione dell’opera le «complicazioni» diventano un peso per tutti. Hanno, infatti, la forma di un debito che come abbiamo visto era arrivato – compresi gli interessi – a 1,022 miliardi di euro, e che il gestore dell’autostrada, Cav spa, deve restituire all’Anas.

Il Passante si è rivelato l’ennesima grande opera poco efficace (i dati di traffico indicano «transiti» inferiori a quelli programmati) e dannosa, il cui costo grava su tutti i cittadini italiani, e – in modo particolare – su quelli che vivono nell’area tra Padova e Mestre. L’idea di una grande opera che doveva ripagarsi coi (soli) pedaggi è fallita, e oggi il collo di bottiglia della Tangenziale di Mestre strozza il Paese.

L’effetto Passante, concreto e attuale, è quello contro cui sono scesi in piazza, a inizio maggio 2013, gli attivisti del comitato Opzione Zero (www.opzionezero.org), che riuniti intorno alla rotonda di Vetrego, nei pressi di un casello situato lungo l’autostrada Padova-Mestre, casello che avrebbe dovuto essere provvisorio ma che è diventato definitivo. L’effetto Passante è un rincaro delle tariffe, su un’altra tratta autostradale affidata in concessione a Cav spa. Da giugno 2013 «il pedaggio per il tratto Mirano-Padova Est diventa 2,7 euro invece degli attuali 0,8 euro, e si pagheranno 2,7 euro anche per andare da Mestre a Padova Est, invece dei 3,2 euro di oggi – racconta Rebecca Rovoletto di Opzione Zero. È previsto uno “sconto” per i residenti dei Comuni che stanno in mezzo al tracciato, quelli di Mira, Mirano, Dolo, Spinea e Pianiga, ma dovranno dotarsi di Telepass ed effettuare il percorso almeno 20 volte al mese: per loro il pedaggio sarà solo di 1,6 euro, che è comunque il doppio di oggi”.

È un espediente utile ad aumentare i ricavi da pedaggi di Cav spa, che nel 2012 ha chiuso a 105.269.496 euro, segnando un meno 7,31% rispetto al 2011 (il traffico nello stesso periodo è sceso del 7,66%). E che da solo non avrebbe mai ripagato i suoi debiti.