«Speravo che sull’odio il Senato sarebbe stato festante e avrebbe trovato una sintonia generale» ha commentato la senatrice a vita Liliana Segre, all’indomani dell’approvazione della mozione che ha istituito una commissione parlamentare contro l’odio, l’antisemitismo e il razzismo. Il testo è stato votato da 151 senatori, ma ha ricevuto 98 astensioni delle destre: Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. «Sono rimasta delusa e stupita che davanti a una mozione che proponeva l’istituzione di una commissione contro l’odio ci potessero essere dei distinguo» – ha detto a Rai Radio1 – Restare indifferenti non è più possibile e lo dico io che l’odio ce l’ho scritto sul braccio». Il numero 75190 del lager di Auschwitz.

«SONO RIMASTA fortemente sorpresa perché tutti i distinguo che ho cominciato a sentire esulavano dal mio pensiero – ha proseguito Segre – I battimani nei miei confronti sono stati enormi, anche tra chi non ha votato a favore della Commissione. L’astensione non è più un voto contrario al Senato, però ho pensato che fosse un controsenso. La commissione nei tempi tecnici prenderà forma. Mi sembra importante che in tempo di pace si cerchi di prevenire l’odio, visto che è dappertutto». Ciò che non viene perdonato alla senatrice, destinataria lei stessa di attacchi d’odio sui social network è «l’essere attiva, non soltanto una persona che ricorda, ma utilizza il ricordo in funzione dell’azione futura – ha detto la storica Anna Foa, su Radio Popolare – Segre ha allargato la memoria al futuro, ha agito ricordando lo sterminio nazista per orientare in senso antirazzista il mondo. Ha fatto quello che diceva Primo Levi: tutta la memoria non serve se non la usiamo per guardare avanti».

L’ASTENSIONE delle destre ha prodotto profonde reazioni in tutto il paese. Se, da un lato, il voto positivo viene salutato come «grande risultato di grande valore per il nostro paese, di grande valore», dall’altro lato «sconcerta un po’ l’astensione: una scelta che riteniamo sbagliata e pericolosa. In questo momento c’è bisogno di unità e non bisogna lasciare adito ad alcuna ambiguità» ha commentato la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello a margine dell’inaugurazione della targa toponomastica «Via Elio Toaff» a Roma. Dureghello ha parlato di «un momento complicato per gli ebrei in Europa». Reazioni preoccupate sono arrivate anche dal Vaticano. «Mi preoccupa – ha detto il segretario di Stato Pietro Parolin – su valori fondamentali dovremmo essere tutti uniti. L’invito è riflettere sui valori fondamentali. Ci vogliono basi comuni. Poi naturalmente anche qui c’è il pericolo di politicizzare tutto ciò e dovremmo davvero uscire da questo».

LA DISTINZIONE tra i valori comuni e la «politicizzazione» è sottile: la creazione di questi valori è già politica. Per questa ragione la scena si è infiammata all’improvviso. «Sono arrivata a 88 anni, non ho mai fatto politica e non ragiono in termini politici, ma etici e morali» ha affermato la senatrice Segre. Questo «uso del ricordo in funzione dell’azione futura», di cui parla Anna Foa, non può che provocare reazioni politiche e reciproche strumentalizzazioni. Ciò che ad esempio ha spinto le destre ad astenersi sulla mozione proposta dalla senatrice è il riferimento a espressioni di odio che citano il nazionalismo e l’etnocentrismo. Per il senatore Giovanbattista Fazzolari: «Così si mette fuori legge Fratelli d’Italia».

Sulla questione l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici ha invitato la maggioranza a ridisegnare il provvedimento per «capire qual è il distinguo sul tema nazionalismo che non può essere assimilato a iniziative di odio proprie del suprematismo, a cui molti signori dei social network si rifanno». La proposta è stata sostenuta da Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) secondo la quale la commissione sarebbe «uno strumento di censura» di idee come «la difesa dell’identità nazionale e della famiglia naturale».

DALL’ALTRA PARTE, le reazioni sono state durissime. Per i senatori M5S della Commissione Diritti Umani chi «non contrasta razzismo e intolleranza di ogni genere è un pericolo per la verità storica, per la democrazia e per lo Stato». «Combatteremo affinché la violenza così palesemente difesa da chi ha deciso di astenersi non prevalga nella nostra società» ha scritto su Facebook il ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora. «Uno scandalo – ha commentato Maurizio Landini (Cgil) – Non si può cancellare la storia perché questo è contro la democrazia». Per l’Anpi l’astensione è «interpretabile come atto di legittimazione dei fenomeni che la Commissione intende contrastare».