Noi docenti, studenti e dottorandi italiani rifiutiamo le intimidazioni da qualunque parte provengano: continueremo comunque a fare il nostro lavoro.

In Italia, ormai da settimane, dopo il barbaro assassinio di Giulio Regeni avvenuto Al Cairo e scoperto il 3 febbraio scorso, è in atto una campagna di stampa che tende a screditare il corpo docente di Cambridge accusato di irresponsabilità e di aver messo il giovane ricercatore italiano in pericolo. Il quadro in cui è maturato l’omicidio di Giulio Regeni, per quanto avvolto dall’omertà delle autorità egiziane, è assai chiaro ed è cinico addossare la responsabilità di quanto avvenuto ai docenti di Cambridge.

La ricerca sperimentale si fa in un solo modo: sul campo. Accusare anche solo velatamente, o peggio in modo esplicito, di leggerezza lo stesso Giulio Regeni, i suoi referenti accademici in Gran Bretagna o in Egitto, all’Università Americana del Cairo, è tanto più scandaloso perché neanche il governo egiziano e suoi apparati di polizia e di sicurezza sono arrivati a tanto.

Occorre rifiutare e condannare, con forza e decisione, tutti i tentativi di giustificare la censura e la repressione della libertà di ricerca, quando questa affronta temi che non sono graditi ai poteri politici e agli apparati di sicurezza: in Egitto e altrove. Se ciò non fosse, significherebbe condannare a morte la ricerca scientifica che si basa su dei criteri semplici e allo stesso tempo imprescindibili: discutere, dibattere, confrontare i metodi, rivelare e scoprire ambiti sconosciuti, decostruire le rappresentazioni, rileggere e contestualizzare gli eventi e i protagonisti oggetto di studio. I risultati delle ricerche scientifiche, in qualunque campo, non possono, né devono essere condizionati e funzionali ad interessi estranei che siano politici, economici o religiosi.

È un dovere imperativo del Governo italiano pretendere da quello egiziano che siano chiarite tutte le circostanze in cui è maturato l’arresto di Giulio Regeni, le torture indicibili subite e la sua morte. Questo, il governo italiano lo deve alla famiglia di Giulio Regeni, ai docenti e agli studenti di Cambridge e a tutti noi, perché è compito degli Stati e non delle università garantire la sicurezza dei cittadini.

È dovere altrettanto necessario da parte nostra pretendere dagli organi di stampa di smettere questa folle corsa allo scoop basato su illazioni e falsità, che danneggia il lavoro di ricerca e i ricercatori.

Questo atteggiamento della stampa italiana mette concretamente in pericolo i ricercatori italiani all’estero, soprattutto coloro che operano in zone di conflitto e in quei Paesi dove vigono regimi autoritari.

Primi Firmatari:

Jean Ziegler, Erika Deuber-Ziegler, Danilo Zolo, Gustavo Gozzi, Andre Scozzafava, Riccardo Bellofiore, Giorgio Forti, Sandro Mezzadra, Mauro Spotorno, Massimo Stefani, Paola Manduca, Luca Scacchi, Pietro Basso, Andrea Balduzzi, Ana Lourdes de Hériz, Rosita Di Peri, Alessio Vieno, Michela Lenzi, Renato Miceli, Mariagrazia Monaci, Chiara Volpato, Maria Grazia Meriggi, Alida Clemente, Fiorenzo Fantaccini, Patrizia Meringolo, Roberto De Vogli, Francesca Biancani, Fabio De Nardis, Chiara Maritato, Joseph Halevi, Antonio Ciniero, Giuseppe Micciarelli, Antonio Moscato, Vincenzo Benessere, Guglielo Forges Davanzati, Enrico Pulieri, Stefano Pasta, Alberta Giorgi, Angelo Salento, Giuseppe Acconcia, Fabio Sulpizio, Paola Medici, Nicola Perugini, Giuliano Francheschini, Riccardo Soliani, Ulderico Daniele, Luca Guzzetti, Luciano Nuzzo, Angelo Stefanini, Michela Varra, Anna Granata, Cinzia Nachira, Margherita Monti, Alberto Di Cintio, John Gilbert, Franco Montanari, Paola Magillo, Simonetta Peccenini, Elena Zappa, Massimo Quaini, Nadia Breda, Andrea Martini, Lara Trucco, Marina Rui, Bianca Gustavino, Maria Letizia Ruello, Bruno Catalanotti, Alessandro Zennaro, Nunziatina De Tommasi, Jose Vincenzo Molle, Mauro Parodi, Nando Fasce, Marilena Carnasciali, Andrea Peru