Si è aperto ieri nel tribunale di Lanusei il processo sul presunto disastro ambientale provocato dalle attività militari nel poligono interforze del Salto di Quirra (tra le province di Cagliari e Ogliastra). Fuori dal tribunale la rete «Pesa Sardigna», in cui si ritrovano movimenti anti-militaristi e indipendentisti, in sit-in contro le basi militari.

Nella prima udienza, che vede alla sbarra otto comandanti che hanno guidato il poligono tra il 2004 e il 2010, le richieste di parte civile sono fioccate: oltre alla Regione – «c’è stato in questi anni un danno di immagine, un danno morale e patrimoniale», ha spigato l’avvocata Angela Serra che rappresenta l’amministrazione regionale – hanno chiesto di essere ammessi anche il Wwf Italia, la Provincia di Cagliari e Coldiretti.

L’udienza riprenderà il 13 novembre, quando il giudice monocratico Nicola Caschili deciderà se accogliere le richieste delle parti, non prima però di aver dato la parola ai difensori degli imputati.

Si apre quindi il dibattimento a quasi 4 anni dall’inizio dell’inchiesta e dopo quasi 15 anni di denunce, interrogazioni parlamentari e commissioni di inchiesta per accertare se intorno al poligono ci fossero sostanze tossiche come l’uranio impoverito, che secondo l’accusa ha prodotto tumori, neonati e animali malformati e una lunga scia di morti sospette.