La busta gialla col timbro della Procura distrettuale di Catania arriva sul tavolo del ministro mentre Salvini è in missione a Doha, in Qatar. Dentro c’è la decisione degli inquirenti sul reato di sequestro di persona contestato al ministro degli Interni per la vicenda ’Diciotti, la nave della guarda costiera italiana bloccata per cinque giorni – dal 20 al 25 agosto – nel porto di Catania con 190 persone a bordo, più l’equipaggio, su diktat di Salvini che intanto apriva un braccio di ferro con l’Europa sulla distribuzione dei migranti mentre le immagini dei profughi, che si rifugiano sotto i teloni montati a prua come riparo dal sole e dalla pioggia, facevano il giro del mondo. Informato dal suo gabinetto, il ministro ordina di lasciare la busta sigillata sulla scrivania: «Attendete il mio ritorno». Dalla coltre di riservatezza filtrano solo indiscrezioni, nessuno parla ufficialmente. Le voci sulla richiesta di archiviazione si rincorrono mentre il ministro si prepara a salire sull’aereo che lo riporterà a Roma.

Passano le ore e si intuisce che a svelare il contenuto della missiva dovrà essere Salvini. E così avviene. Il vice premier arriva, ieri, a palazzo di buon mattino. Si collega a Facebook, indossa la maglietta del Gis dei carabinieri, personalizzata con la firma ’Salvini’. In diretta, mostra la busta gialla, all’interno c’è la lettera del capo della procura di Catania, Carmelo Zuccaro, il magistrato che nei mesi scorsi aprì un’inchiesta su alcune Ong che operavano nel Mediterraneo, poi archiviata. «Avete scoperto insieme a me di avere un ministro indagato per sequestro di persona, oggi scopriremo insieme se continuo a essere indagato o è stata archiviata l’inchiesta perché palesemente infondata», dice seduto alla scrivania.

Prima di aprirla, però, si prende oltre 20 minuti e parla d’altro. Parte dall’allerta meteo, mostra il «dossier Africa», annuncia il «blitz in Ghana». Dà uno sguardo alla tv dove c’è Bennato che canta e passa al caso Battisti, «il terrorista rosso che in Brasile sta villeggiando». Quindi dà appuntamento all’8 dicembre in piazza del Popolo a Roma «per dire ai signori di Bruxelles ’lasciateci lavorare’», sfoglia un «librone» elaborato con l’Anac col taglio dei 35 euro al giorno per l’assistenza ai migranti, mostra la sua caricatura, la foto di classe di sua figlia, si toglie il tutore che ha al polso destro dopo esserselo rotto e finalmente apre la busta: «Ho trasmesso richiesta motivata di archiviazione», firmato Carmelo Zuccaro. «E’ una buona notizia – afferma Salvini, mentre sottolinea la frase chiave con l’evidenziatore – Ero sicuro di aver difeso l’interesse del paese e di non aver commesso nessun reato».

I migranti della Diciotti rimasero sulla nave per diversi giorni, prima davanti a Lampedusa e poi nel porto di Catania. Ne scaturì un’inchiesta per sequestro di persona della Procura di Agrigento, con gli atti poi trasmessi al Tribunale dei ministri di Palermo, che archiviò la prima tranche rinviando a Catania il filone d’inchiesta per il quale Zuccaro ha chiesto l’archiviazione: il ritardo nello sbarco, secondo il capo della Procura di Catania, è «giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale in un caso in cui sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro». Ora il Tribunale dei ministri di Catania, a cui è stata trasmessa l’istanza, ha 90 giorni per decidere. «Mi auguro che la richiesta sia accolta – incalza Salvini – io andrò avanti lo stesso». E poi attacca: «Ma mi pongo una domanda: su cosa si è indagato? Lo dico con rispetto, senza intromettermi: il procuratore di Agrigento, Patronaggio, perché ha indagato? E quanto è costata questa inchiesta?». Luigi Patronaggio, capo della Procura di Agrigento, fu il primo a salire sulla Diciotti nel porto di Catania. E’ stato lui a scrivere nel registro degli indagati il ministro Salvini per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale. Il fascicolo fu trasmesso per competenza alla Procura distrettuale di Palermo, dove arrivò il 5 settembre.

Due giorni dopo il procuratore Francesco Lo Voi inviò gli atti al Tribunale dei ministri del capoluogo siciliano ipotizzando il reato di sequestro di persona aggravato dalla presenza di minorenni. I giudici depositarono un provvedimento con cui si dichiararono incompetenti per territorio: «fino al 20 agosto», data di approdo della nave a Catania, «nessun reato è stato commesso», spiegarono. Da quella data in poi, non entrarono nel merito passando la palla alla Procura distrettuale etnea, dove il fascicolo arriva il 18 ottobre. Ora Zuccaro, con parere non vincolante, chiede al Tribunale dei ministri di Catania di archiviare l’inchiesta. In caso contrario i giudici trasmetteranno gli atti alla Procura per la loro rimessione al presidente del Senato. Se, invece, il collegio disporrà l’archiviazione l’inchiesta si chiuderà per sempre: il decreto non è impugnabile.