La sentenza pronunciata ieri nell’aula bunker del carcere Bicocca di Catania non smentisce le previsioni della vigilia: non luogo a procedere nei confronti di Matteo Salvini perché «il fatto non sussiste», dice il gup Nunzio Sarpietro mettendo così la parola fine all’udienza preliminare in cui il leader della Lega era accusato di sequestro di persona.

Vuol dire che Salvini non verrà processato per aver ritardato di quattro giorni nel mese di luglio del 2019, quando era lui ai vertici del ministero dell’Interno, lo sbarco di 131 migranti dalla nave Gregoretti della Guardia costiera. «Ero sicuro dell’esito» dice soddisfatto l’ex ministro al termine dell’udienza. Poco meno di un mese fa, quando il 17 aprile il gup di Palermo Lorenzo Jannelli ha deciso di rinviarlo a giudizio per una vicenda analoga, il mancato sbarco di 141 migranti dalla nave della ong spagnola Open Arms, non aveva nascosto il timore di finire «in mano a un giustizia che tira i dadi» e aveva parlato di «uso dei tribunali per fare politica».

Toni molto diversi da quelli usati ieri: «Questa giustizia dice che un ministro che ha difeso la dignità e i confini dell’Italia è un ministro che ha fatto semplicemente il suo dovere», spiega. «Io dedico questa assoluzione ai miei figli, agli italiani e agli stranieri per bene».

Tra trenta giorni si potranno leggere le motivazioni che hanno portato il gup Sarpietro a decidere per il non luogo a procedere, ma sembra però che abbia fatto sue le motivazioni espresse dal pubblico ministero Andrea Bonomo il 4 aprile scorso, quando chiese di non processare l’ex ministro perché con la decisione di non far sbarcare subito i migranti soccorsi in mare Salvini «non ha violato le convenzioni internazionali» e le sue posizioni vennero «condivise dal governo (Conte 1, ndr)».

Del resto, fosse stato per la procura etnea l’udienza preliminare non si sarebbe neanche svolta, tanto da aver chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Se poi si è andati avanti è stato solo perché il Tribunale dei ministri ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere contro il leader leghista.

Una diversità di giudizi che all’inizio dell’udienza preliminare è stata messa in evidenza anche dal gup. «In questo processo, diversamente che a Palermo, la procura si è tirata indietro e noi parti civili abbiamo dovuto supplire il suo ruolo», è il commento che rilasciano i legali delle parti civili. «Non condividiamo la decisione presa. Riteniamo che tutto quanto emerso dall’udienza preliminare poteva consentire un rinvio a giudizio. Attendiamo le motivazioni, ma è sicuro che utilizzeremo tutti gli strumenti a disposizione per ottenere giustizia. Solleciteremo la Procura generale etnea a impugnare la sentenza».

La difesa di Salvini punta adesso a far valere la decisione presa a Catania anche nel processo che il 15 settembre si aprirà a Palermo. «In questa sentenza c’è anche il caso Open Arms» avverte infatti l’avvocato Giulia Bongiorno, che parla di «processo matrioska». «Sono due procedimenti gemelli dal punto di vista tecnico. In entrambi i casi si decide sul periodo di tempo in cui i migranti sono stati lasciati sulle navi in attesa di un accordo sui ricollocamenti». «Oggi è una bella giornata non solo per me ma per tutti gli italiani che vogliono una migrazione sicura e controllata. Sono tranquillo: se non esiste sequestro a Catania, non capisco perché debba esistere sequestro a Palermo», dice invece Salvini annunciando di aver ricevuto una telefonata «cordiale» da Silvio Berlusconi e da Giorgia Meloni.