Per il prossimo 11 dicembre era prevista alla Casa della memoria di Milano la proiezione del documentario This Arm/Disarm, sulla mostra di Paolo Gallerani «Le macchina armate». Autore del documentario è Maurizio «Gibo» Gibertini, condannato a quattro anni e mezzo di detenzione nel processo Rosso/Tobagi per costituzione di banda armata e senza reati di sangue a carico, oggi film-maker.

L’Associazione vittime del terrorismo in Lombardia, l’Istituto Parri, l’Anpi, l’Aned e l’associazione 12 dicembre hanno scritto al presidente del Comitato scientifico della Casa della Memoria Andrea Kerbaker, all’assessore alla Cultura Del Corno e al sindaco di Milano Sala chiedendo – e ottenendo – l’annullamento della proiezione in quanto l’autore sarebbe un «noto terrorista mai pentito, né dissociato, che ostenta ancora il suo nome di battaglia, implicato nell’omicidio dell’agente Antonio Custra, condannato a 10 anni».

Gibertini è stato condannato a 10 anni per l’omicidio Custra in primo grado ma poi assolto in appello con formula tanto piena da convincere l’accusa a evitare il ricorso in Cassazione. Il nome di battaglia «Gibo» è in realtà il soprannome del film-maker sin dall’infanzia. La condanna a 4 anni e mezzo, oltre a non riguardare reati di sangue, vide le attenuanti prevalere sulle aggravanti (caso assai raro nei processi per terrorismo) dal momento che Gibertini aveva abbandonato la «banda armata» già alla fine del ’77, tre anni prima dell’arresto sulla base delle accuse del pentito Marco Barbone.

Gibertini ha già dato mandato per una querela. Ma tra i «capi d’accusa» della lettera c’è infatti anche l’essere «ancora molto attivo nell’area della contestazione antisistema». Gibo è effettivamente sempre rimasto all’interno dei movimenti di protesta, come quello No-Tav in val di Susa, senza che mai gli venisse contestato nulla.

Ora invece viene prospettata una specie di palese e «naturale» continuità tra il terrorismo e le lotte sociali. Come se le lotte sociali in sé costituissero, se non proprio un reato, elemento sufficiente a rendere sospetti.

Non sarà un po’ troppo persino per tempi come questi?

Aggiornamento del 21 dicembre 2017

In merito alla recente pubblicazione di alcuni articoli di stampa relativi ad una lettera inviata all’assessore alla Cultura del Comune di Milano sottoscritta anche dall’ANPI della Provincia di Milano e dalla Associazione Piazza Fontana 12.12.69, nella quale si chiedeva che venisse annullata la proiezione del documentario This Arm/ Disarm di Maurizio Gibertini già in programma per l’ 11 dicembre, i Sig.ri Roberto Cenati, Paolo Silva e Carlo Arnoldi (Presidente dell’ Associazione Piazza Fontana 12.12.69) precisano quanto segue.

In effetti sia il Sig. Cenati che il Sig. Silva, nelle loro rispettive qualità, avevano ricevuto un testo preparato da altri ed hanno genericamente aderito per solidarietà senza aver potuto verificare con completezza le circostanze ivi riportate.

L’adesione alla lettera aveva unicamente lo scopo di segnalare l’inopportunità della partecipazione del Sig. Gibertini alle iniziative in programma l’11 dicembre alla Casa della Memoria, in ragione delle sue passate vicende personali, e non già una censura alla sua attuale attività di documentarista.

L’adesione era basata, naturalmente, sul presupposto dell’esattezza delle informazioni storico processuali ivi riportate che, al momento, non potevano essere verificate.

La lettera, infine, avrebbe dovuto essere indirizzata unicamente ai responsabili della programmazione culturale della Casa della Memoria proprio in ragione della necessaria riservatezza delle perplessità espresse, mentre si è appreso che è stata inviata anche al Sindaco di Milano e trasmessa inopinatamente alla stampa.

Anche di ciò i Sig.ri Cenati, Silva e Arnoldi si dolgono giacché non è mai stata intenzione dei medesimi provocare né il riscontro mediatico né la divulgazione della lettera ad altri che non fossero gli stretti destinatari.

La sovrapposizione tra il coinvolgimento del Sig. Gibertini nel “processo Custrà” e l’effettiva e limitata responsabilità accertata per altri fatti ha prodotto una affermazione certamente non corretta che poteva indurre in errore sulla effettiva partecipazione “all’omicidio Custrà”.

Roberto Cenati, Paolo Silva e Carlo Arnoldi dichiarano di aver sempre rispettato il principio per il quale coloro che hanno regolarmente scontato la pena per i reati per i quali sono stati ritenuti responsabili, hanno pieno diritto ad essere considerati cittadini a pieno titolo.

In questi termini i Sig.ri Roberto Cenati, Paolo Silva e Carlo Arnoldi ritengono di formulare le proprie scuse per le gravi imprecisioni della lettera in oggetto, ribadiscono la propria estraneità ad ogni atteggiamento persecutorio, e dichiarano di non porre veto alcuno, per quanto riguarda le associazioni da loro rappresentate, alla presenza del Sig. Maurizio Gibertini alla proiezione del documentario nei locali della Casa della Memoria.

Roberto Cenati

Paolo Silva

Carlo Arnoldi