La Regione Lombardia, guidata allora da Formigoni, aveva l’obbligo di garantire la sospensione delle terapie a Eluana Englaro, rimasta in stato vegetativo per quasi 18 anni, che invece dovette essere trasportata, nel febbraio 2009, alla clinica La Quiete di Udine, per vedere attuata la sentenza della Cassazione (che la Lombardia rifiutò di attuare) che autorizzava la sospensione del trattamento terapeutico e del sondino nasograstrico. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato.

«È una sentenza molto importante – dice all’Espresso l’avvocato Vittorio Angiolini, che ha assistito la famiglia Englaro – Stabilisce che la Regione era tenuta a fornire le cure alla paziente e che il diritto a una cura comprende il diritto di interromperla». «La sentenza – dice Beppino Englaro – dimostra ancora una volta che c’è un prima e un dopo Eluana, e che i cittadini qualunque hanno la possibilità di cambiare veramente le cose dal basso».