Si aggrava la posizione di Attilio Fontana nell’indagine sui camici forniti dalla società del cognato del presidente lombardo alla Regione Lombardia. Ci sono due nuovi reati per cui è indagato Fontana, già iscritto nel registro per frode in pubbliche forniture, e ora anche per autoriciclaggio e false dichiarazioni nella voluntary disclosure nella tranche dell’indagine relativa ai 5,3 milioni di euro depositati su un conto svizzero. Soldi che secondo il presidente lombardo sarebbero frutto dell’eredità della madre, e su questo è stata avviata una rogatoria con la Svizzera dalla procura di Milano.

I magistrati milanesi vogliono capire da dove arrivano quei 5,3 milioni di euro che Fontana ha riportato in Italia con la voluntary disclosure del 2015, se davvero sono i risparmi della madre dentista morta a 92 anni. L’ipotesi è che possano essere guadagni non dichiarati al fisco. Tutto parte dalla fornitura di 75 mila camici e dispositivi di sicurezza anti Covid affidati da Aria Spa, la centrale acquisti della Regione resa famosa dal flop della campagna di vaccinazione, alla società Dama del cognato di Fontana, Andrea Dini, indagato anche lui per frode in pubbliche forniture. Dopo lo scoppio dello scandalo a seguito di un’inchiesta della trasmissione tv Report la fornitura venne stoppata e Fontana risarcì il cognato con un bonifico da 250 mila euro. Dove aveva preso quei soldi il presidente lombardo? Dal deposito svizzero. Fontana aveva definito quel conto presso la Ubs Switzerland di Lugano «non operativo fin dagli anni ‘80». L’Agenzia delle Entrate però ha tracciato alcuni movimenti in entrata e uscita prima dell’adesione alla voluntary disclosure. La Procura di Milano spera di ottenere dalla Svizzera informazioni utili e risposte ai buchi nella versione dei fatti fornita da Fontana.

L’indagine sul “caso camici” ha avuto un’accelerazione nei giorni scorsi dopo l’interrogatorio dell’ex presidente di Aria Spa Francesco Ferri. «La notizia delle nuove indagini della Procura a carico del governatore Fontana è l’ennesimo duro colpo inferto dal centrodestra a trazione leghista all’onore e alla reputazione di questa regione» ha commentato dalle opposizioni il capogruppo M5S Massimo De Rosa. «L’orgoglio dei cittadini lombardi è ancora una volta umiliato dalle difficoltà di questa giunta, il cui mandato è scandito quotidianamente da scandali, errori e disagi per la popolazione. Sono accuse di estrema gravità per un governatore. È bene che la giustizia segua il proprio corso e lavori per accertare e chiarire con ogni mezzo, ogni aspetto di questa vicenda. Allo stesso tempo riteniamo che il governatore Fontana debba intervenire al più presto in Aula per chiarire al Consiglio Regionale la propria posizione».

Per i legali di Fontana «il comunicato della Procura della Repubblica dà conto della volontà del Presidente Fontana di non lasciare ombra alcuna in ordine alla procedura della voluntary, su cui i magistrati intendono fare chiarezza definitiva» hanno scritto in una nota gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa.