Dopo che anche l’ultimo incontro notturno al ministero si è chiuso con una fumata nera, con la decisione della multinazionale belga di non sospendere i licenziamenti, per i 113 operai superstiti della Bekaert il futuro si fa sempre più nero e pieno di incognite. Al mattino un presidio di protesta davanti alla fabbrica a Figline Valdarno ha certificato l’ennesimo fallimento di quelle politiche di reindustrializzazione sempre avanzate quando una multinazionale se ne va, senza però una parallela assunzione di responsabilità da parte della politica. Questo almeno è quanto denuncia, a chiare lettere, la Fiom.
“Siamo in questa situazione perché il 24 febbraio scorso Fim, Uilm e Regione Toscana hanno firmato i licenziamenti – attaccano i metalmeccanici della Cgil – se l’azienda ha avuto un atteggiamento inaccettabile, la Regione purtroppo non ha saputo svolgere un ruolo politico in questa vertenza. E’ un paradosso licenziare mentre è in atto il blocco dei licenziamenti, per questo patrocineremo come sindacato eventuali cause che i lavoratori vorranno intentare”.
Una delegazione di operai e delegati sindacali ha incontrato la sindaco di Figline-Incisa, Giulia Mugnai. “Le abbiamo chiesto di aprire un coordinamento tra le istituzioni del territorio – spiega Daniele Calosi che guida la Fiom di Firenze e Prato – per costituire un bacino di lavoratori da cui possano attingere imprese in cerca di personale, grazie agli incentivi previsti”. Ma per Calosi poteva e doveva essere fatto di più: “Ad oggi c’erano le condizioni affinché questa storica azienda potesse avere un futuro nella filiera dell’acciaio, in un progetto più ampio legato al rilancio di Piombino. Con l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione, avremmo potuto garantire il passaggio dei lavoratori ad un’altra società in costanza del rapporto di lavoro, senza consentire ad un eventuale soggetto subentrante di scegliere se e quali lavoratori Bekaert assumere. Pandemia e crisi di governo hanno rallentato il progetto di reindustrializzazione, e Bekaert in quasi tre anni di vertenza non ha mai portato al tavolo ministeriale un soggetto con un piano industriale. L’unico piano industriale arrivato è stato quello di un cooperativa di lavoratori, mai stato preso in considerazione”.
La Fiom si è resa comunque disponibile a firmare nei prossimi giorni un protocollo che, in caso di futura reindustrializzazione dello stabilimento di Figline o di avvio di un’attività industriale vicina, preveda che chi subentrerà, se beneficerà di finanziamenti pubblici, offra garanzie occupazionali per tutti i lavoratori licenziati da Bekaert. Più in generale Silvia Spera, responsabile dell’area politiche industriali della Cgil, osserva: “La multinazionale ha tenuto un atteggiamento inaccettabile e arrogante. Ma questa vertenza, come altre aperte al Mise, ha dimostrato l’urgenza e la necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti, come richiesto unitariamente da Cgil Cisl e Uil al governo in questa fase drammatica per i lavoratori”.