«Il rapporto rischi-benefici per il vaccino di Astrazeneca è nettamente a favore dei benefici. Si attende la valutazione dell’Ema che mi aspetto darà una nota di avvertenza perché, se ci sono soggetti femminili che hanno avuto trombosi, bisognerà studiarli. Soprattutto le donne che prendono la pillola, che è un farmaco pro-trombotico, o che hanno difetti della coagulazione»: la dichiarazione è del presidente dell’Aifa Giorgio Palù.

Ma la Società italiana per lo studio dell’emostasi e della trombosi ieri ha spiegato: «Con gli attuali dati disponibili si raccomanda la vaccinazione a tutti i soggetti, compresi i pazienti con storia di complicanze trombotiche e i soggetti portatori di anomalie della coagulazione di tipo trombofilico. Inoltre, l’infezione Covid in forma significativa è associata a un significativo aumento del rischio trombotico così si raccomanda che tutti i soggetti eleggibili si sottopongano a vaccinazione secondo i piani regionali».

E ancora: «Si scoraggia, perché non basato su nessuna evidenza, l’impiego di farmaci antitrombotici in occasione o dopo la vaccinazione, a meno che non siano già assunti per una prescrizione medica precedente. Infine effettuare, in assenza di sintomi, esami tesi a monitorare un supposto rischio trombotico non ha motivazione».

A Palù ha replicato Antonio Ragusa, direttore di Ostetricia e Ginecologia del Fatebenefratelli di Roma: «C’è stato un numero esiguo di eventi avversi al vaccino. Dire pubblicamente che la pillola è un farmaco pro-trombotico senza parlare dei benefici e senza dire che la stessa pillola diminuisce drasticamente i tumori all’ovaio e all’intestino è un grave errore di comunicazione».