Dopo quasi nove anni dalla morte di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni ucciso nella colluttazione avuta con quattro agenti di polizia all’alba del 25 settembre 2005, ora la Corte dei conti di Bologna ha disposto il sequestro conservativo di un quinto del loro stipendio e dei loro beni per un’ammontare totale di 1 milione e 870 euro a copertura del danno erariale che lo Stato ha avuto, risarcendo nel 2010 la famiglia Aldrovandi. I quattro agenti (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri) dovranno pagare 467 mila euro ciascuno per il comportamento colpevole e per gli errori commessi durante lo svolgimento del servizio di quella mattina.

«Finalmente si è arrivati al completamento della giustizia per la morte di mio figlio – ha commentato la madre di Federico, Patrizia Moretti – È quello che speravo, mi aspettavo e ritengo giusto, profondamente giusto». «È giusto che non siano i cittadini a pagare per chi quella mattina si è reso responsabile della morte di mio figlio che diceva basta e chiedeva aiuto», ha aggiunto il padre, Lino Aldrovandi.

A prendere la decisione è stato il presidente della Corte dei conti bolognese, Luigi Di Murro su richiesta della procura regionale per l’Emilia Romagna – procuratori Salvatore Pilato e Quirino Lorelli – che dopo aver valutato atti, motivazioni e sentenze penali già passate in giudicato in questi anni hanno rilevato il «grave danno erariale allo Stato». Il sequestro conservativo, già esecutivo, sarà discusso nell’udienza alla Corte dei Conti il prossimo 9 luglio. A criticare invece la sentenza sono i sindacati della Polizia di Stato: «È eccessivo, mi sembra un accanimento», commenta Stefano Parziale segretario del Silp di Ferrara. «La distruzione delle vite dei colleghi è completa. Le migliaia degli Operatori che lavorano ogni giorno terranno tutto questo bene a mente», aggiunge Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp.

Si dice addirittura «sbalordito», il presidente nazionale del Sap, Stefano Paoloni, perché «prima si decide un risarcimento in modo autonomo (lo fece il ministero degli Interni dopo il processo di primo grado, risarcendo la famiglia, senza consultare i legali degli agenti sotto processo, ndr) e poi si chiede conto ai propri operatori. Ciò che ripetiamo da tempo è che in questa vicenda le vittime sono sempre state cinque: Federico Aldrovandi e i quattro colleghi. Questo provvedimento ne è la conferma. Ovviamente abbiamo fiducia nell’esito del giudizio della Corte dei Conti che valuterà il caso con attenzione». Paoloni si riferisce al processo amministrativo che si aprirà davanti ai giudici della Corte dei conti il 28 gennaio 2015.