Il caso Abu Omar torna d’attualità, a causa di un’intervista effettuata dal britannico The Guardian all’ex agente della Cia Sabrina De Sousa, coinvolta nel rapimento dell’imam egiziano.

De Sousa, stando alle sue parole, sarebbe «molto incoraggiata dai recenti sviluppi» e spera di ottenere la grazia dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sabrina De Sousa, arrestata lo scorso ottobre in Portogallo, verrà estradata in Italia il 4 maggio dopo aver perso gli appelli con i quali si era opposta al provvedimento di estradizione.

In un’intervista al Guardian, l’ex agente della Cia condannata in Italia insieme ad altri 21 agenti e funzionari dell’agenzia di intelligence Usa, ha affermato che il governo Usa è stato decisivo nell’ottenere la grazia da parte del presidente Mattarella per l’ex capo stazione Cia di Milano Robert Seldon Lady e l’agente Betnie Medero, sebbene il suo specifico caso non sia ancora stato esaminato. Tra le dichiarazione anche quella secondo la quale, non ci sarebbe «nessun rischio che la vicenda Regeni possa influenzare il mio caso». L’ex agente Cia ha inoltre riferito al quotidiano britannico che il suo avvocato statunitense, Abbe Lowell è in contatto con le autorità Usa per la gestione della sua vicenda e che il suo legale italiano ha già presentato una memoria «chiarificatrice» dal punto di vista tecnico e legale alla Presidenza della Repubblica e al ministero della Giustizia italiani.

Sabrina De Sousa ha escluso inoltre che il caso Regeni possa influire sulla sua vicenda, nonostante le possibili accuse di parzialità che potrebbero essere rivolte a Mattarella se concedesse la grazia a un cittadino Usa condannata da un tribunale italiano per una vicenda di rapimento e tortura, mentre l’Italia sta chiedendo giustizia per la vicenda del ricercatore ucciso in Egitto. Sui fatti va ricordato che la Corte europea dei diritti umani ha condannato lo stato italiano per il rapimento e la detenzione illegale dell’ex imam Abu Omar «prelevato» nel 2003 da un commando della Cia davanti alla moschea di viale Jenner a Milano. Secondo i giudici l’Italia avrebbe applicato in modo improprio il «segreto di stato».