I 6513 casi positivi al coronavirus rilevati nelle ultime 24 ore mostrano che la quarta ondata è ancora in crescita, ma a un ritmo inferiore a quello delle scorse settimane. Negli ultimi sette giorni il numero di casi è aumentato del 32%, meno del 96% di una settimana fa. Il tasso di positività dei test è al 2,4%, in linea con i giorni scorsi. Ci sono 214 pazienti ricoverati nelle terapia intensiva Covid, il 2,5% dei posti letto disponibili.

L’IMPATTO SUGLI OSPEDALI è limitato dall’effetto benefico dei vaccini sulla popolazione più a rischio. L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha diffuso le stime più aggiornate sulla loro efficacia, riferite alle diagnosi successive al 4 aprile. La protezione conferita rimane molto elevata nei confronti di ogni livello di gravità della malattia. L’efficacia è superiore al 95% nei confronti di ricovero, necessità di terapia intensiva e decesso. Anche una sola dose di vaccino conferisce un notevole grado di protezione, tra l’80 e il 90% per ciascuna di queste categorie. La protezione è appena più bassa contro la diagnosi di Covid asintomatico o abbastanza lieve da non richiedere ospedalizzazione: una dose protegge al 67%, due all’86%.

LA PROTEZIONE È ELEVATA in tutte le fasce di età, con numeri pressoché identici dai 40 agli 80 anni di età, sebbene il sistema immunitario degli anziani sia meno reattivo nello sviluppo dell’immunità. Dai dati dell’Iss si desume che tutti i vaccini, indipendentemente dalla tipologia, mostrano un’efficacia vicina al 90% e che per ora non si osservano cali nella protezione nemmeno tra gli ultraottantenni vaccinati oltre sei mesi fa.

QUESTO NON IMPEDISCE che tra i deceduti vi siano persone vaccinate. La protezione di un vaccino si calcola in termini probabilistici, misurando la differenza tra l’incidenza della malattia tra i vaccinati e i non vaccinati. Se l’incidenza è la stessa, per esempio, l’efficacia del vaccino è nulla. Dunque, un’efficacia del 95% significa che chi è vaccinato ha una probabilità di ammalarsi venti volte inferiore a chi non si è vaccinato. È una protezione elevatissima perché nessun vaccino raggiunge il 100%, visto che non tutti abbiamo un sistema immunitario in perfetta efficienza.

QUESTO DATO SEMBRA in contraddizione con un altro spesso strumentalizzato dai No Vax e dagli oppositori del Green pass. «In Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 (il 42%, ndr) avevano ricevuto la doppia dose», hanno scritto per esempio Massimo Cacciari e Giorgio Agamben a sostegno della tesi della «sperimentazione di massa», nemmeno troppo riuscita. In realtà, tra i dati dell’Iss e i numeri di Cacciari e Agamben non c’è alcun conflitto. Lo stesso Iss, per esempio, mostra che anche da noi nell’ultimo mese quasi il 30% degli ultraottantenni deceduti aveva ricevuto due dosi. Tra gli ospedalizzati over 80, la percentuale di vaccinati sale addirittura al 51% (143 persone su 277). Nel complesso, il 12% dei casi positivi rilevati negli ultimi trenta giorni nella popolazione con più di 12 anni riguarda persone vaccinate con due dosi.

IN REALTÀ, LA CONTRADDIZIONE è solo apparente. La platea degli anziani vaccinati è ormai numericamente molto più ampia di quella non vaccinata. Tra gli ultraottantenni la copertura è superiore al 90% (4,1 milioni), e solo uno su 10 non è vaccinato (400 mila). Perciò, anche una piccola e sfortunata percentuale dei vaccinati in termini assoluti può diventare numericamente paragonabile ai non vaccinati che si ammalano.

BASTA LA MATEMATICA delle elementari per verificarlo: in una popolazione dieci volte più numerosa (i vaccinati) in cui ci si ammala con una frequenza venti volte inferiore, alla fine il numero assoluto dei contagiati sarà la metà di quello osservato nella popolazione dei non vaccinati. Perciò, ogni due malati non vaccinati ce ne sarà uno vaccinato, proprio come si verifica dall’Italia al Regno Unito anche se il vaccino è molto efficace.

NONOSTANTE QUESTI DATI rassicuranti, la Pfizer scommette già sulla necessità di una terza dose. L’azienda ha appena rivisto (da 26 a 33,5 miliardi di euro) le previsioni sui ricavi legati al vaccino nel 2021. Il rialzo si spiega con la “delta” e la vendita delle terze dosi nei Paesi ricchi come l’Ue, non certo con la distribuzione di dosi a prezzo calmierato in quelli poveri. Quest’ultima sarebbe l’unica strategia per rallentare lo sviluppo di varianti e mettersi alle spalle il Covid-19. Ma l’evoluzione della pandemia dipende più dai piani della Pfizer che dalle ragioni della salute globale.