Ancora 400 persone e poi l’evacuazione da Kabul dei cittadini afghani che hanno collaborato con l’Italia potrà dirsi completata. Almeno per ora e sempre che nuove emergenze non dovessero portare a un cambiamento dei programmi. Tra gli ultimi arrivati, ieri pomeriggio, ci sono 14 bambini disabili del centro «Pro bambini Kabul» insieme a cinque suore e a un sacerdote. Prima di loro, con altri cinque voli, all’aeroporto di Fiumicino sono atterrati 2 KC 767, 2 Boing 737 e 1 C17 che hanno trasportato complessivamente 1.085 persone e fatto salire il numero degli afghani evacuati dall’aeroporto di Kabul a 4.400 da quando è cominciata l’operazione Aquila.

Almeno per una volta nei confronti di tutti loro è scattata una vera gara di solidarietà senza distinzioni di partito e con i Comuni, gli enti pubblici e privati che hanno aperto le porte offrendo accoglienza. «Abbiamo dato la disponibilità dei Comuni italiani al governo per ampliare il Sistema di accoglienza e integrazione che già prevede progetti dal 2014 per le famiglie afghane», ha detto il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. «Un’accoglienza diffusa permette anche di facilitare l’integrazione di queste persone».

Già oggi all’interno del Sai, la rete degli enti locali, si trovano 230 persone mentre 190 sono state sistemate nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria. Ma la stragrande maggioranza ha trovato posto nei luoghi messi a disposizione dagli enti locali oppure nelle strutture della Difesa.

Come il gruppo di rifugiati che sta effettuando la quarantena nella base logistica dell’Esercito a Colle Isarco, in Alto Adige. Si tratta di persone che collaboravano con aziende italiane o con la nostra ambasciata a Kabul insieme alle loro famiglie e vengono assistite dalla Protezione civile. In Trentino, invece, ieri mattina sono arrivati 110 rifugiati accolti nella base logistica addestrativa dell’Esercito a Riva del Garda. Qui svolgeranno la quarantena, al termine della quale il ministero dell’Interno deciderà le nuove destinazioni.

In Toscana sono invece destinate 251 persone che verranno distribuite tra i vari comuni. Altre 150 sono previste in Sardegna: «Saranno per lo più famiglie, ma ci saranno anche bambini e ragazzi minorenni non accompagnati», ha spiegato la vicepresidente della Regione, Alessandra Zedda.

La prima cosa che invece hanno fatto i 40 profughi arrivati a Bari è stato chiedere dei vestiti per cambiarsi e tappeti per poter pregare. Si tratta di nuclei familiari più una donna incinta e tre persone singole che hanno trovato posto nel Covid Hotel dal quale non potranno uscire per almeno una settimana. Un centinaio di persone sono state accolte invece in Calabria nella base del distaccamento dell’Aeronautica militare a di Montescuro a Celico, in provincia di Cosenza, mentre nelle Marche sono stati accolti nel Covid Hotel Gabicce a Pesaro Urbino.