Marco Doria salva il bilancio del Comune di Genova che rischiava un buco da quasi 8 milioni di euro e salva insieme sul filo del rasoio con 17 voti a 15 (determinanti i 6 astenuti e i 2 presenti non votanti) la sua giunta e il governo della città dallo spettro del commissariamento. «C’è molto da riflettere» ammette il sindaco al termine della giornata perché la maggioranza non esiste più da tempo, precipitata dai 24 voti su 41 del 2012 ai 17 attuali. Ed è stata la paura del commissario a far scegliere a molti la via dell’astensione.

Il voto di ieri, nato da un «pasticciaccio brutto» intorno alle aliquote Imu che dovranno pagare i genovesi quest’anno, ha assunto un significato politico, che lo stesso sindaco gli ha assegnato quando davanti ai capigruppo ha detto: «O la modifica alla delibera passa o andiamo tutti a casa». La nuova delibera è arrivata in aula in tutta fretta a solo tre giorni dal consiglio comunale che grazie a un colpo di mano trasversale aveva portato a una doppia riduzione delle aliquote Imu: quella per le abitazioni di lusso (le prime case accatastate come A1 a Genova sono 2.300) e quella per gli alloggi affittati a canone concordato (19.500). La riduzione delle tasse approvate dal consiglio comunale (dallo 0,58% allo 0,29% nel primo caso e dallo 0,85% allo 0,58% nel secondo con un ulteriore sconto del 25% grazie alla legge di stabilità) avrebbero portato ad un mancato introito per le casse di Tursi di 7 milioni e 700 mila euro. «Una situazione che ci costringerebbe a comprimere i servizi non è sostenibile e non è il Comune che ho in mente» ha detto Doria in aula. Con le modifiche approvate ieri il danno in termini economici si riduce a «soli» due milioni e duecento mila euro «che ci rendono comunque la vita più difficile» ha spiegato il sindaco. Ma al di là del dibattito, non nuovo, intorno alle «case di lusso» (a Genova sono il 20% di tutto il territorio nazionale, il che significa che un intervento dell’agenzia delle Entrate appare indispensabile), il dato politico è quello di una maggioranza sfaldata con il Pd che negli ultimi mesi ha perso 4 consiglieri su 12 e che, nonostante la stragrande maggioranza del partito consideri ormai un rischio la sua ricandidatura, diventa l’alleato più fedele di Doria, quasi più della sua stessa lista che in qualche occasione ha mostrato più di un mal di pancia. Il sindaco nel frattempo ha perso per strada anche uno dei due consiglieri di Sel che è entrato nella Federazione della sinistra (che sta all’opposizione) e sopravvive grazie ad alleanze variabili quanto fragili con i centristi (in primis l’Udc e gli ex Idv oggi nel Gruppo Misto) che non mancano appena se ne presenta l’occasione, di provare a presentargli in conto che lui puntualmente respinge.

Anche ieri il sindaco ha chiarito che «è necessario rinsaldare una maggioranza più ampia» e si è detto «pronto a un’iniziativa nei confronti di tutti quei consiglieri che non hanno votato contro l’amministrazione». Un tentativo che in realtà va avanti da mesi senza troppo successo perché Doria non ha mai voluto cedere al ricatto implicito di distribuire poltrone a chi decide di salire sul carro della maggioranza e, chi lo conosce bene, sa che non cambierà idea proprio ora. Ieri in aula il sindaco ha subito attacchi da quasi tutti i gruppi, dall’ex Idv Anzalone che lo ha definito «superbo», a tutto il centro destra che bolla come «antidemocratica» la mossa di riproporre una delibera che modifica quella approvata a maggioranza dal consiglio solo tre giorni prima. «E’ come giocare una partita finché il risultato non è quello che piace a voi» dice l’ex avversario al ballottaggio Enrico Musso. Per il M5S, che ha pronta anche una mozione di sfiducia per quanto Doria non avrebbe fatto rispetto alla vicenda petrolio, anche se è impossibile che i grillini raccolgano le firme necessarie. Ma gli attacchi arrivano anche dagli alleati. «Non esistono posizioni giuste a prescindere – ricorda il capogruppo del Pd Simone Farello – se non si hanno i voti per affermarle e questa città deve sapere se ha di fronte ancora un anno di Governo oppure no» perché se un commissario sarebbe una sconfitta per la città, anche galleggiare per un anno sarebbe il peggior biglietto da visita.