C’è un duro scontro politico sotterraneo dietro a quanto sta accadendo a Palermo. Se la facciata è rappresentata da un gruppo di residenti che al grido «abbiamo paura» è scesa in strada per ostacolare l’arrivo di una ventina di rom nel loro quartiere, perlopiù bambini, la verità, che filtra dalle stanze dei bottoni, è quella di un braccio di ferro in atto tra il Viminale, in costante contatto con la Prefettura, e Leoluca Orlando.

A Roma non sarebbe affatto piaciuta la linea soft adottata dal sindaco per la collocazione delle famiglie rom sgomberate dal campo nomadi della Favorita dopo il sequestro dell’area da parte della magistratura per gravi carenze igienico-sanitaria che avrebbero minacciato la salute pubblica. Si tratta di undici famiglie per un totale di 57 persone, alcune con lo status di profughi e cittadinanza italiana; altre cinque famiglie hanno scelto di lasciare il Paese dopo la chiusura del campo.

Il piano dell’amministrazione elaborato un mese fa è quello di trovare una sistemazione per questi nuclei con l’obiettivo di integrare i rom nel tessuto sociale, linea condivisa dai partiti che sostengono la giunta Orlando e salutata con grande soddisfazione perché in controtendenza rispetto alle azioni repressive in atto in altre aree del Paese.

Un piano che a quanto risulta al manifesto ha inasprito i rapporti tra il Viminale e Leoluca Orlando, già diventati incandescenti dopo che il sindaco aveva apertamente contestato la scelta del ministro Salvini di chiudere i porti alle navi delle ong che salvano i migranti in mare con tanto di minacce di querele da entrambe le parti.

A far salire la tensione è stata la decisione del comune di assegnare a due famiglie rom una villa confiscata alla mafia, di cui l’amministrazione ha preso possesso tre giorni fa: alcuni residenti dopo avere visto mezzi comunali nella zona hanno organizzato un sit-in permanente davanti all’immobile che si trova in via Felice Emma, nel quartiere Pagliarelli, periferia della città. «Non vogliamo i rom, abbiamo paura», lo slogan dei manifestanti in presidio. E per tutta risposta sei famiglie di senzatetto nottetempo hanno occupato la villa prima dell’arrivo dei nomadi: occupanti sostenuti dai residenti che li preferiscono ai nomadi. Al loro fianco si sono schierati subito Forza Nuova e «DiventeràBellissima», il movimento del governatore Nello Musumeci, altro fronte caldo aperto dal sindaco con la Regione soprattutto in tema di gestione dei rifiuti. Vano, al momento, il tentativo dell’amministrazione di spiegare le ragioni della scelta. L’assessore alle Attività sociali, Giuseppe Mattina, ieri ha tentato di placare le ire dei manifestanti durante un’assemblea davanti al cancello della villa. «Chi alimenta la guerra tra poveri, come sta facendo la destra, è un irresponsabile: è inaccettabile mettere in contrapposizione palermitani poveri contro palermitani ancora più poveri», tuonano i consiglieri di «Sinistra comune». E il sindaco avverte. «L’amministrazione presenterà insieme al comando di polizia municipale un esposto alla Procura, affinché siano individuati e sanzionati coloro che compiono o favoriscono atti violenti ed illegali che potrebbero impedire l’attuazione di un provvedimento disposto dalla magistratura». Assicura che «il piano di dismissione proseguirà nei prossimi giorni secondo il crono-programma che è stato illustrato al Consiglio comunale e comunicato alle competenti autorità».

La villa in realtà sarebbe stata destinata alle associazioni ma il comune ha stabilito di assegnarla alle due famiglie, che compaiono nelle graduatorie per l’assegnazione di una casa, perché la più numerosa, composta da 11 persone, ha dei membri con disabilità gravissime.

Che la vicenda sia complicata lo dimostra la posizione prudente ed equilibrista assunta dall’Unione degli inquilini, impegnato nella lotta per la casa. «Non condividiamo le modalità con cui l’amministrazione sta procedendo, è impensabile decidere di spostare le persone e calarle dall’alto all’interno di un quartiere che ha un proprio equilibrio, calate dall’alto perché non ha pensato minimamente a rapportarsi con i cittadini residenti nel quartiere Pagliarelli, per altro un quartiere in cui è presente il pregiudizio e il rom viene vissuto come colui o colei che ruba i bambini», sostiene Toni Pellicane, segretario dell’Unione.

L’Unione degli inquilini ribadisce di essere «per il riconoscimento del diritto alla casa per tutti/e ma non possiamo sostenere alcuna azione che possa favorire guerre tra poveri, la delicatezza di questa vicenda non deve permettere a nessuno di specularci sopra, come purtroppo sta avvenendo con le dichiarazioni di alcuni gruppi politici di destra».