«Sum» è latinismo che rimanda alla prima persona singolare del verbo essere ma anche inglesismo che indica appunto la «sommatoria». Così si chiama la convention convocata all’Olivetti di Ivrea in memoria di Gianroberto Casaleggio dal figlio Davide.

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Davide Casaleggio

 

Ventisette esperti (tutti maschi, tranne una donna) si passano il microfono e descrivono i contorni di un mondo a venire. Se decidi di proiettarti nel domani con il grande mutamento dentro cui siamo immersi come discriminante unica, hai un vantaggio retorico non da poco: puoi mettere insieme frammenti di analisi e brandelli di discorso senza essere obbligato a fornire un filo logico coerente.

Alessandro Di Battista, che di pesca a strascico nell’elettorato trasversale se ne intende, minaccia di querela chiunque paragoni questa kermesse alla Leopolda. In fondo ha ragione, perché il punto di riferimento di «Sum» è l’universo dei motivatori aziendali. È momento di formazione, ma anche adunata identitaria, con ospiti a raccontare la loro esperienza.

Grillo sta in prima fila, allontana i microfoni, conosce bene l’arte dello scomparire. Sul palco, lo speleologo Francesco Sauro descrive il viaggio al centro della terra e lo startupper Luca Rossettini racconta la colonizzazione dello spazio (ad opera di privati).

In questo mondo fatto di influencer e uomini d’azienda si muove a suo agio Chiara Appendino, andata al potere in nome della discontinuità che poi ha stretto ottimi rapporti con Sergio Chiamparino e incassato oneri di urbanizzazione in misura superiore alle precedenti amministrazioni. «Questo è un momento di incontro, speriamo possano nascere idee interessanti per il futuro», dice.

L’altro aspirante candidato premier è Luigi Di Maio, che ha fama di moderato ma qui può permettersi di volare alto: «La politica in genere pensa ai prossimi mesi, qui ci concentriamo sui prossimi venti anni».

Travaglio fa esercizio inedito di garantismo, invitando i giornali a lasciare in pace la sindaca Raggi, anche lei in platea.

Gianpiero Lotito, parla del suo motore di ricerca FacilityLive, che da Pavia si è messo in testa di sfidare Google: «La Silicon valley è stanca, non ha più nulla da dire. E Google ha ormai vent’anni». Poi tira fuori una pubblicità delle ferrovie degli anni sessanta per dire che l’Alta velocità era una possibilità già allora, bastava crederci. La cosa imbarazzerà qualche attivista No Tav, ma oggi a Ivrea va così, tutto pare compatibile.

L’analista del digitale Pierluca Santoro smonta uno degli assunti di Casaleggio padre: «Non c’è disintermediazione, c’è una nuova mediazione ad opera di Google e Facebook».

Mentana la dice ancora più chiara:«La rete non è il Vangelo. Il Vangelo, peraltro, racconta di un referendum non online in cui Barabba vinse su Gesù».

Dal palco da cui parlano due magistrati law and order, il sociologo Domenico De Masi può consentirsi di elogiare l’illegalità: «Una volta dissi ad Umberto Eco: ‘Non abbiamo fatto manco un quarto d’ora di galera, come possiamo credere di avere elaborato un pensiero nuovo?’».

Prima e dopo di lui hanno parlato l’amministratore delegato di Google Italia e il vicecapo dell’Istituto Italiano di Tecnologia, che Renzi aveva chiamato per gestire le aree dismesse da Expo.

La cultura politica al tempo della rete consente di pescare diversi frammenti. E anche oggi, qui a Ivrea, il contesto mette in secondo piano i contenuti.