E’ proprio qui la festa. Dispiace, ma bisogna ammetterlo. Il presidente nazionale di Casa Pound, Gianluca Iannone, almeno una ragione ce l’ha: “Un ringraziamento lo vogliamo rivolgere anche a chi, pur essendo ostile al confronto aperto, ha contribuito a darci visibilità. Fra tutti, voglio ricordare il sindaco di Castano Primo e alcuni illuminati esponenti del Pd, che si sono rivelati i nostri migliori alleati dal punto di vista mediatico. Se vogliono, anche per loro l’invito resta valido: venite a trovarci, Casa Pound è sempre felice di essere d’esempio”. Fa lo spavaldo davanti alle telecamere, ma nemmeno troppo. Il tono è pacato come quello di chi sa di aver portato a casa il risultato ma non vuole stravincere: meglio per tutti che finisca a tarallucci e vino e chi s’è visto s’è visto. Sarà per la prossima volta, per questa al massimo arriverà qualche denuncia per occupazione abusiva di suolo pubblico o manifestazione non autorizzata. Poca roba perché comunque i cosiddetti “fascisti del terzo millennio” la festa nazionale l’hanno fatta ugualmente nonostante il divieto sottoscritto ieri anche dalla prefettura di Milano che ha avallato la decisione del sindaco Giuseppe Pignatiello di non autorizzare il raduno. Le autorità gliel’hanno vietata con un certo ritardo, cercando di salvare le apparenze, e loro se ne sono fregati. Come da tradizione. Se la rivenderanno come una prova di forza che legittima la formazione più dinamica dell’estrema destra italiana.

Per tutto il pomeriggio di ieri gli antifascisti milanesi (via facebook) si sono chiesti cosa avrebbero mai combinato quei “cinquecento poliziotti” inviati a Castano Primo dopo il “no” del prefetto di Milano. Avrebbero proceduto con lo sgombero della struttura? Mah. Gianluca Iannone, mentre i militanti di Casa Pound continuavano a montare stand, bagni chimici e impianti come se niente fosse, rispondeva così: “Se ci sgomberano ce ne andiamo in giro a Milano a fare shopping in Duomo, gireremo liberi e fuori controllo, compreremo tanti souvenir”. Lo scenario sarebbe dispiaciuto al prefetto Francesco Paolo Tronca e avrebbe costretto gli antifascisti milanesi a un surplus di militanza attiva probabilmente al di fuori della loro portata. Del resto, a Castano Primo, ieri sera la presenza dei poliziotti era piuttosto discreta, più di quella delle telecamere.

Che divieto è se non lo si fa rispettare? Qualcuno potrebbe dire che non abbiano fatto il loro lavoro, ma forse saggiamente. In ogni caso l’antifascismo militante non può certo limitarsi ad invocare lo sgombero manu militari di una struttura occupata da altri. Nel pomeriggio, mentre a Castano Primo cominciava il primo dibattito intitolato “Italia, Europa, quale sovranità?”, circa duecento antifascisti milanesi si sono ritrovati in piazza Mercanti per dire “no” al raduno fascista, ma erano a cinquanta chilometri dal luogo del misfatto. C’erano l’Anpi, la Camera del Lavoro, i vertici del Pd locale (con Emanuele Fiano) e i consiglieri comunali di Sel.

A Castano Primo, col cerino in mano, è rimasto solo il sindaco Giuseppe Pignatiello. “Abbiamo avvisato la Procura”. Di più non poteva fare. “Se prenderemo una denuncia per manifestazione non autorizzata la metteremo nella nostra collezione”, gli ha risposto il solito Gianluca Iannone.

Secondo i “fascisti del terzo millennio”, in questi tre giorni, dovrebbero arrivare circa tremila persone da tutta Italia. Ci saranno momenti di discussione politica e sono annunciati interlocutori che (ahinoi) di solito non vengono sgomberati dalla polizia. Il senatore della Lega Nord Raffaele Volpi, ma anche (annunciati) il direttore di Libero Maurizio Belpietro, l’europarlamentare di Forza Italia Laura Comi e il parlamentare di Scelta Civica Stefano Dambruoso. Per rasserenare il clima della prima serata, anche uno spettacolo di burlesque. Sofisticatezze del fascismo 2.0.

 

Questa mattina alle 10, invece, sempre a Castano Primo, in piazza Mazzini, presidio di protesta convocato dall’Anpi del castanese.