«Per il momento Casa Italia è solo uno slogan, per quanto possa essere un dei più fortunati di Renzi, e anche se un intervento organico per la messa in sicurezza del territorio sia una cosa che come Sel chiediamo da anni, al momento un piano non c’è e non si capisce su cosa non dovremmo dividerci, sul nome?».

È quanto dice Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra italiana alla conferenza stampa che si è svolta ieri pomeriggio a Montecitorio per illustrare le proposte del gruppo per le aree devastate dal sisma del 25 agosto.

I parlamentari di Si accendono i riflettori in particolare sulle risorse finanziarie messe a disposizione. Per l’emergenza il governo ha detto di aver stanziato 50 milioni di euro ma – fa notare la capogruppo al Senato Loredana De Petris – in realtà esiste un fondo specifico, creato nel 2014 e destinato a «esigenze indifferibili» presso la Presidenza del Consiglio dei ministri da cui si potrebbe attingere.

«Sette mesi di attesa per montare i moduli delle casette prefabbricate ad Amatrice e negli altri paesi colpiti sembrano un po’ troppi – dice De Petris – e crediamo che utilizzando anche solo la metà dei soldi che ci risultano accantonati in quel fondo sicuramente si potrebbe fare meglio e soprattutto più in fretta, visto che in quelle zone dell’Appenino centrale il freddo sta per arrivare e la gente non può stare in tenda».

I parlamentari di Si hanno infatti scoperto che la dotazione finanziaria di quel fondo, istituito con la legge n.190 del 23 dicembre 2014 – cioè la legge di stabilità del 2015 – è stato incrementata a più riprese e adesso dovrebbe ammontare a circa un miliardo e mezzo di euro.

Si tratterebbe di destinarne la metà alle esigenze delle popolazioni terremotate anzichè lasciarle alla disponibilità del segretariato generale del presidente del Consiglio. E in questo senso Si presenterà la prossima settimana un emendamento al ddl di assestamento del bilancio dello Stato all’esame del Parlamento.

Per quanto riguarda poi la ricostruzione e il piano di messa in sicurezza anche dal punto di vista del rischio sismico il Paese, Scotto oltre a reclamare un piano di dettaglio «si chiami come si vuole», propone che nella prossima legge di stabilità si sfori per questo il rapporto deficit- Pil passando dall’1,8 al 2,8. Un punto di Pil, pari all’incirca a 16 miliardi, da destinare alla messa in sicurezza del territorio.