Berlusconi ricarica a strettissimo giro, ma stavolta rischia grosso. Uscito dal video di Piazza pulita, a tarda notte, torna di primo mattino su quello di Mattino cinque. La notte non ha portato consiglio, la musica non cambia. Allo spartito si aggiunge solo un passaggio anti-Grillo, sempre in tono Terzo Reich: «È come Hitler». Per il resto, l’ex cavaliere conferma e rincara.

Contro la Merkel: «Aridatece Kohl. Io ero l’unico che avesse il coraggio di contraddire lei e Sarkozy»». Contro l’Ncd: «Il governo è tenuto in piedi da senatori eletti con noi che hanno tradito gli elettori». Contro la sentenza che lo ha condannato e chi la ha emessa: «La sentenza Mediaset è stata un colpo di Stato. L’affidamento ai servizi sociali è una cosa ridicola non per me ma per il Paese». Soprattutto, e a più riprese, contro Giorgio Napolitano: «Quando lo vedo mi viene in mente Profondo rosso», «Spingeva Fini per mandarmi a casa e poi già nel giugno 2011 riceveva Monti per formare un nuovo governo».

Per tre giorni le intemerate del condannatissimo sono cadute nel vuoto. Il Quirinale ha scelto di non rispondere: significherebbe scendere sul piano sul quale lo vuole trascinare l’accusatore e fargli in realtà un grosso piacere. Non a caso lo stato maggiore azzurro aveva accolto il giorno prima con franca soddisfazione le repliche tedesche. Un nemico che non reagisce, che nemico è?

In compenso prende la parola il vicepresidente del Csm Vietti, e non ci va leggero: «Chi pensa di fare campagna elettorale utilizzando il presidente della Repubblica scherza col fuoco». Più minacciosa, per l’affidato, la notizia che il Tribunale di Milano sta «esaminando» le sue dichiarazioni. Il rischio, come gli spiega senza mezzi termini un preoccupatissimo Ghedini, è che arrivi una diffida che suonerebbe come una sorta di ultimo avvertimento. Il passo successivo potrebbe essere la revoca dell’affidamento.

A porte chiuse il possibile diffidato sbotta come sempre in queste occasioni e tuona contro il mefistofelico disegno di imbavagliarlo nel pieno della campagna elettorale. Ma le urla e i lamenti non bastano a tirarlo fuori dall’ennesimo dilemma in cui si trova. Senza la sua propaganda le prossime elezioni sancirebbero senza alcun dubbio il tramonto di Fi. Con lui in campo, le cose potrebbero cambiare (anche se non è detto: le performance tv degli ultimi giorni dimostrano che l’uomo non ha perso il suo tocco, però gli ascolti restano spaventosamente bassi). Ma per Silvio Berlusconi essere in campo significa una cosa sola: indicare dei nemici sui quali convogliare il risentimento della sua base elettorale. Quei nemici non possono essere altri che il capo dello Stato, la magistratura, la Consulta, e prenderli di mira comporta il rischio di dover pagare prezzi alti in termini di libertà personale.

Vero è che anche per i togati vale, rovesciato, il medesimo ragionamento. Almeno fino al giorno delle elezioni, reagire significherebbe dare al Furioso nuove armi per la sua campagna a base di urli e accuse a tutto campo. Come deciderà di muoversi il reprobo lo si saprà presto: nei prossimi giorni se non nelle prossime ore. Ma se vuole conservare almeno la speranza di uscire politicamente vivo dalle urne del 25 maggio, non avrà molta scelta. Dovrà per forza continuare ad alzare il tiro e augurarsi che il Tribunale decida, almeno fino al giorno del voto, di fargliela passare liscia.

Come se il cruccio in questione e la paura di essere arrivato davvero a fine partita non bastassero, il presidente-pregiudicato deve ora fare i conti anche con la realtà della pena che lo aspetta. Una cosa è dire in tv che l’assistenza ai degenti della casa di riposo Sacra Famiglia di Cesano Boscone sarà un piacere. Tutt’altra farsela piacere davvero.

Ieri l’affidato ha incontrato i responsabili della Fondazione, per mettere a punto i dettagli del compito che lo aspetta. In concreto, Berlusconi ha chiesto uno studio tutto per sé e un bagno privato. Non sia mai che un uomo come lui debba dividere i servizi igienici con un volgo composto oltretutto da anziani a volte con limitate facoltà di autocontrollo. Non che al grande piazzista sfuggano le possibilità di sfruttare la situazione a fini di mera propaganda. Sta considerando l’ipotesi di organizzare al più presto una bella conferenza stampa proprio nella casa di cura in questione e nelle ultime ore starebbe valutando un’altra trovata:, quella di prendere servizio proprio il primo maggio e non, come previsto, il giorno dopo. È vero, non ci sarebbero i giornali in edicola il giorno dopo. Ma le tv sì, e a contare, per lui, sono quelle.