Nelle indagini Consip sul bando Fm4 da 2,7 miliardi finisce anche il capitano del Noe Giampaolo Scafarto: è accusato dalla procura di Roma di falso materiale e falso ideologico. Sentito ieri, non avendo letto gli atti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Due le contestazioni. Secondo il pm Mario Palazzi, Scafarto «redigeva un’informativa nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti, ometteva scientemente informazioni ottenute dalle indagini esperite».

Il capitano del Noe è stato uno dei militari impegnati a Roma nel recupero, a piazza Nicosia, della spazzatura della Romeo Gestione per acquisire i «pizzini» scritti nell’ufficio dell’imprenditore Alfredo Romeo, in carcere dal primo marzo con l’accusa di corruzione. Secondo la procura, nei «pizzini» ci sarebbero le indicazioni su presunti pagamenti da effettuare in nero al padre dell’ex premier, Tiziano Renzi, e all’amico imprenditore Carlo Russo in cambio del loro aiuto per avvicinare l’ad Consip, il toscano Luigi Marroni. Nell’informativa Scafarto aveva sostenuto che, durante l’operazione, lui e altri militari dell’arma avevano avuto «il ragionevole sospetto di ricevere attenzioni da parte di qualche appartenente ai servizi». La prova sarebbe stata la presenza di una vettura sospetta con accanto un uomo che seguiva il sequestro. Ma, spiega la procura, il conducente risultò essere un residente della zona. Scafarto lo sapeva ma decise di «omettere scientemente» l’informazione per accreditare la tesi che l’ex premier stesse mettendo in campo i servizi per proteggere il padre.

La seconda contestazione riguarda una conversazione ambientale, intercettata nell’ufficio di Roma della Romeo Gestioni il 6 dicembre 2016. Scafarto, nell’informativa, attribuisce la frase «Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato» ad Alfredo Romeo ma, riascoltando le intercettazioni, la procura si è accorta che a parlare era stato il braccio destro di Romeo, l’ex An Italo Bocchino. «Questa frase – scrisse Scafarto nella sua nota – assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità il Renzi Tiziano in quanto dimostra che effettivamente il Romeo e il Renzi si siano incontrati». Di un incontro tra Renzi senior e Romeo aveva parlato ai pm Alfredo Mazzei (commercialista partenopeo, storico esponente dei miglioristi): a riferirglielo sarebbe stato lo stesso imprenditore casertano, si sarebbe trattato di un pranzo in una trattoria della capitale («una bettola») per non essere notati. Secondo i pm la frase intercettata «era stata proferita da Bocchino, come riportato sia nel sunto a firma del vicebrigadiere Remo Reale, sia nella trascrizione a firma del maresciallo capo Americo Pascucci, presenti nel brogliaccio informatico».

I due episodi, secondo gli inquirenti, proverebbero come l’inchiesta sia stata viziata da significativi depistaggi. Il 4 marzo la procura capitolina ha tolto al Noe il caso Consip, affidandolo al Nucleo Investigativo dei carabinieri. Le indagini sono ripartite da zero e tutti gli atti sono stati sottoposti a verifica. Del resto le anomalie sono cominciate già dalle fasi preliminari quando le indagini, avviate a Napoli, sono state bruciate da ripetute fughe di notizie. Sono accusati di rivelazione di segreto d’ufficio il ministro Luca Lotti (allora sottosegretario alla presidenza del consiglio), il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia.

Secondo il legale di Tiziano Renzi, Federico Bagattini, «un altro apparente indizio se ne va. L’auspicio che si pervenga a un’archiviazione è ancora più concreto». Si è fatto sentire anche Bocchino: «Non ho mai incontrato Tiziano Renzi. La frase si riferiva presumibilmente all’ex presidente del Consiglio, che ho incontrato durante il mio mandato parlamentare, in dibattiti tv e una volta, nel 2011, al Maggio fiorentino». Esulta lo stato maggiore renziano, lo stesso Matteo Renzi commenta a Porta a porta: «Qualcuno ha costruito un falso. Punto. E’ molto strano quanto sta accadendo. La verità verrà fuori, credo nella giustizia, bisogna aspettare le sentenze. A Beppe Grillo, che ha parlato del rapporto con mio padre, voglio dire solo una parola: vergognati». E sull’incontro con Bocchino: «Non ero parlamentare. Non esiste».

Intanto, l’Anac ha avviato la procedura per il commissariamento della Romeo Gestioni spa e del Consorzio Stabile Romeo Facility Services 2010.