Non serviva alla Lega un’altra occasione per alzare i toni nella maggioranza, ma il Movimento 5 Stelle regala una nuova occasione a Salvini. Sulla giustizia. Nel sovrumano sforzo di salvare qualcosa del video di Grillo, padre padrone in difesa del figlio Ciro, la sottosegretaria Anna Macina rigira sul capo leghista, alleato di governo, l’accusa di strumentalizzazione politica. Insinuando che l’avvocata Giulia Bongiorno – che difende una vittima del presunto stupro di gruppo al quale è accusato di aver partecipato Ciro Grillo, ma è anche senatrice della Lega e avvocata di Salvini nel processo Open Arms – avrebbe fatto accedere il capo leghista ad atti riservati dell’inchiesta. In particolare al famoso video che secondo la sbraitata arringa video di Grillo senior scagionerebbe i presunti stupratori.

Macina è sottosegretaria alla giustizia e dalla biografia risulta avvocata anche lei, eppure nell’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera non si fa scrupolo di lanciare sospetti sull’attività di Bongiorno. Per di più critica il fatto che l’avvocata abbia annunciato l’intenzione di presentare il video di Grillo, quello in cui il «garante» sostiene che non c’è stato stupro perché la ragazza ha denunciato dopo otto giorni, come prova a carico degli imputati. Uno dei passaggi più gravi dell’intervista che evidentemente è piaciuta assai poco alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, che nel pomeriggio decide di convocare la sottosegretaria. L’incontro avviene al ministero e il fatto stesso che la ministra abbia sentito la necessità di chiamare Macina basterebbe a dare il senso del suo disappunto. Ma in via Arenula si raccoglie di più: «Cartabia ha fatto presente a Macina che vista la sua posizione istituzionale non può esprimersi sulle vicende giudiziarie aperte». Quello che dovrebbe essere elementare.

Ma intanto Bongiorno annuncia che la sottosegretaria «dovrà rispondere di queste affermazioni farneticanti in sede giudiziaria». E si dice offesa perché «mi occupo di violenza sulle donne da decenni e ho assunto questo incarico un anno dopo la denunzia che ha dato vita alle indagini e non ho mai parlato con nessuno del procedimento nonostante le pressanti richieste dei giornalisti». La Lega, Salvini in testa, chiede le dimissioni della sottosegretaria. Solleva la questione nell’aula del senato e della camera. E non resta sola, il centrodestra – come quasi sempre quando si parla di giustizia – marcia compatto. Chiedono le dimissioni anche Fratelli d’Italia e Forza Italia. Invocano l’intervento della ministra, che infatti arriverà. Ma potrebbe non essere l’ultimo, perché i leghisti annunciano un’interrogazione parlamentare sull’accaduto.

Non serve a nulla il tentativo della stessa sottosegretaria, a metà giornata, di spiegarsi. «Non mi sono permessa di entrare nel merito della vicenda – sostiene – ho solo chiesto chiarezza e trasparenza dopo alcune dichiarazioni del senatore Salvini». Si contano sulle dita di una mano i parlamentari grillini che tentano di difenderla, nessuno di primo piano. A sostegno delle sue tesi, la sottosegretaria nell’intervista al Corriere ha citato un’intervista tv di Salvini (su Retequattro il leghista ha effettivamente detto di aver avuto informazioni da Bongiorno, ma solo sull’entità della pena prevista per gli stupratori, per poterla polemicamente paragonare a quella che rischia lui per Open Arms). Alcuni 5 Stelle citano invece una frase del leghista riportata tra virgolette dal quotidiano Il Tempo (nella rubrica: segretissimo): «Qualcosina su come siano andate le cose, mi ha detta il mio avvocato».

Contro Macina – «inaccettabile», «inadeguata» – anche Italia viva e Cambiamo e anche da loro arriva la richiesta di dimissioni. Non è esattamente la miglior preparazione per la maggioranza a quanto accadrà dalla prossima settimana. Quando arriveranno le conclusioni dei gruppi di lavoro insediati da Cartabia e si comincerà a parlare degli emendamenti alle riforme del processo civile e penale.