Carrefour, il gigante francese dei supermercati, aveva promesso di rivedere il suo «Piano di trasformazione finalizzato a rafforzarne la crescita» presentato il 1° ottobre. Lì, nonostante il titolo, prevedeva chiusure, tagli e 770 esuberi.
Giovedì scorso ha rincontrato i sindacati cambiando titolo al piano – «Piano di trasformazione e rilancio per il 2022» – e spergiurando e mettendo nero su bianco che «il piano di esodi incentivati sarà su base esclusivamente volontaria».
Ieri invece è arrivata la doccia fredda. Aperta una procedura di licenziamento collettivo per 769 lavoratori in nove regioni. Prevista poi la cessione di 106 supermercati – di cui 82 Express e 24 Market – a piccoli imprenditori nel 2022 di cui 41 in Lombardia, 18 in Campania, 17 in Liguria, 16 nel Lazio, 6 in Toscana, 4 in Emilia Romagna, 3 in Piemonte e 1 in Abruzzo, che coinvolgeranno circa 1.000 lavoratori compresi quelli delle sedi amministrative.
La procedura è motivata dalla «grave situazione, complessivo calo del fatturato (aumentato durante la pandemia, ndr) e dei clienti da un lato, e l’incidenza del costo del lavoro dall’altro, una situazione di grave squilibrio che ormai non è più sostenibile e costringe la società ad un intervento strutturale volto a riequilibrare il rapporto tra personale e fatturato».
«Da una parte si proclamano esuberi e dall’altra si conservano le attività affidate a terzi, si utilizzano i somministrati e si gestiscono unilateralmente i trasferimenti. Il progressivo svuotamento dei negozi riduce il presidio nei punti vendita e di conseguenza rende sempre più insostenibile l’organizzazione del lavoro», commento di Alessio Di Labio, segretario nazionale Filcams Cgil.
«La Fisascat Cisl ritiene non percorribile la strada di un confronto finalizzato unicamente a consentire licenziamenti e cessioni di negozi a terzi», commenta il segretario generale aggiunto Vincenzo Dell’Orefice.