Durante la notte ha prima tagliato l’energia elettrica nel supermercato poi forse la stessa manina ha provveduto ad inviare la nota di licenziamento via whatsapp. E così Carrefour ha messo sulla strada 62 lavoratori a Crotone. Con un semplice e sprezzante messaggino.

Incurante dell’etica aziendale visto che l’informalità e rapidità di tal mezzo mal si coniugano con il contenuto di una comunicazione di licenziamento, che deve essere trasmessa con il massimo rispetto della dignità e sensibilità di chi la riceve, anche per le ricadute sul piano personale, familiare e sociale che tale evento provoca nella vita di un lavoratore.

E quel che si chiedeva ieri mattina Luana Violi, cinquant’anni, all’ingresso del supermercato sulla Jonica durante il sit-in organizzato dai lavoratori: «Cosa diremo domani ai nostri figli? Che il sig. Perri (il proprietario della catena in Calabria, ndr) ci ha licenziati con un messaggio sul telefonino? Siamo 62 padri di famiglia, alcuni dei quali pieni di debiti, abbiamo dato tutto per questa azienda e veniamo trattati come carne da macello. Noi lotteremo finché potremo ma temo che sia una partita già persa. A questo genere di imprenditori non interessa il nostro dolore e la nostra sofferenza. Questa è una grande macchia per Crotone, una città già morta che oggi i padroni hanno sotterrato».

Siamo, dunque, al culmine di una situazione di crisi che va avanti da un anno durante il quale al punto vendita di Crotone veniva inviata sempre meno merce. In questi mesi il negozio, che pure è sempre stato molto frequentato, si è svuotato richiamando sempre meno clientela. I lavoratori lamentano una scarsa attenzione dell’imprenditore che «non è venuto a trovarci neanche un giorno».

I dipendenti sono stati avvisati, tramite il whatsapp al direttore, che erano stati messi in ferie in attesa che fossero avviate le procedure per il licenziamento collettivo a causa della crisi dell’azienda. Una crisi che, secondo i sindacati, «non si è voluta risolvere per l’indisponibilità di Perri di sedersi ad un tavolo di concertazione». Con la procedura di licenziamento non vengono prese in considerazione le possibilità di utilizzare ammortizzatori sociali per tenere aperto l’ipermercato.

È fallita anche la vendita alla società Apulia di Bari che dallo stesso Perri aveva già acquisito 13 dei 17 punti vendita in Calabria tra cui anche quello del noto centro commerciale Due Mari di Lamezia Terme.

Una situazione drammatica che riguarda tutto il sud come sottolinea Giuseppe Tiano, responsabile regionale Lavoro privato di Usb: «Le mirabolanti promesse di crescita occupazionale si stanno traducendo oggi in chiusure di migliaia di imprese piccole e grandi nel Mezzogiorno che non reggono la concorrenza, le nuove assunzioni nella Grande Distribuzione Organizzata sono rimaste lettera morta e si sono tradotte in aumento di carichi di lavoro degli occupati e già precarizzati lavoratori dei centri commerciali».