Domenica 30 giugno in Uruguay tornata elettorale primaria per definire i candidati alle presidenziali del 27 ottobre. Il Frente Amplio, che da 15 anni governa il paese, questa volta potrebbe perdere, così lo scontro interno è forte tra i quattro candidati. Per la storica formazione della sinistra uruguaiana al governo dal 2005, si tratta di una sfida tutt’altro che semplice: per la prima volta, i dirigenti storici, protagonisti della resistenza alla dittatura militare (’73-’85) come l’ex presidente José “Pepe” Mujica, e l’attuale, Tabaré Vázquez, non presentano proprie candidature lasciando spazio al presunto rinnovamento. L’Uruguay risente della contrazione generalizzata in America Latina, e i partiti di destra crescono: il Partido Nacional e il Partido Colorado potrebbero infatti strappare una vittoria decisiva al secondo turno, perché nessun partito raggiungerà, quasi sicuramente, il 50% nella tornata di ottobre.

La scelta delle primarie è dunque cruciale per il Frente Amplio, nonostante possa contare sugli ottimi risultati economici ottenuti negli ultimi quattordici anni di governo. L’Uruguay è oggi il paese col minor indice di povertà del continente: 2,7% secondo la Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi, meno della metà rispetto al 2005 e un quinto del 2002. Nei quindici anni di Frente Amplio si è dato grande spazio ai diritti civili, ma meno a quelli sociali. Se Daniel Martinez è il grande favorito, la sfidante più accreditata, che rappresenta l’ala del cambiamento, è Carolina Cosse. L’abbiamo intervistata.

 

Carolina Cosse ai tempi in cui era ministro dell’Industria dell’Energia (Afp)

 

L’Uruguay è tra gli ultimi bastioni progressisti dell’America Latina. Sentite il peso della responsabilità di far in modo che continui ad essere così?

Si certo. Sono consapevole di appartenere ad un partito che è nato nel 1971 da un enorme atto di innovazione politica, che ha unito tutta la sinistra e i settori progressisti della vecchia politica dell’Uruguay. Il Frente Amplio è sopravvissuto alla dittatura fascista e da allora non ha fatto altro che rinnovarsi. Consapevoli che non si tratta solo del benessere di un paese, ma anche di un esempio a livello internazionale.

Come vede il futuro internazionale dell’Uruguay? Giovedì scorso il governo ha abbandonato L’Organizzazione degli Stati Americani per la presenza dei delegati dell’opposizione venezuelana.

Lo vedo rispettoso del diritto internazionale, come dimostra l’atto di giovedì. Non consideriamo possibile fare esodo dalla rettitudine che ci contraddistingue e legittimare azioni di politica internazionale che non ci corrispondono. Sottoscrivo le decisioni dell’attuale governo e nel futuro m’immagino lo stesso cammino fatto di etica, onestà, e di difesa del principio di non intervento.

Durante i governi del Frente Amplio sono state approvate le leggi sulla legalizzazione dell’aborto, i matrimoni tra coppie dello stesso sesso, la legalizzazione e nazionalizzazione della marijuana. Cosa manca in termini di diritti civili al paese?

Molto. Abbiamo cambiato la vita di una gran quantità di persone che ora possano vivere come vogliono. Ma manca ancora moltissimo. Ad esempio, abbiamo approvato una legge sulla violenza di genere, una legge regolata da moltissime disposizione che ancora non siamo riusciti a rendere concrete. Una delle mie proposte è di dichiarare emergenza nazionale la violenza di genere, per poter agire più in profondità. Ancora non siamo stati in grado di rendere effettivi al 100%. i discorsi politici. Vogliamo allargare lo spettro dei diritti civili. Non bisogna lasciare nessun settore solo, e lavorare per eliminare le ingiustizie.