Partecipo al lutto dei familiari e della cooperativa del manifesto per la morte di Valentino Parlato ricordandolo per il suo contributo, ideale e politico, alla mia militanza rosso-verde e per la sua illuminante e fraterna amicizia.
Nicola Cipolla 

Il Comitato direttivo del CEPES, Centro studi di politica economica in Sicilia, partecipa al lutto dei familiari e del collettivo del manifesto per la morte di Valentino Parlato, ricordandone il contribuito fondamentale alle principali iniziative del nostro Centro. Agli inizi dell’autunno dedicheremo alla sua memoria una iniziativa di rilancio del Centro alla quale egli avrebbe dovuto partecipare.
Comitato direttivo Cepes

Ho visto Valentino pochi giorni fa, il 26 aprile a Roma in occasione di un convegno gramsciano. Abbiamo fatto qualche chiacchiera e ci siamo salutati affettuosamente. Come sempre era ironico ed acuto, del tutto vivo intellettualmente ed emotivamente. Se n’è andato così. A volte anche i comunisti possono essere fortunati.
Paolo Favilli 

Può capitare che un giovane siciliano, leggendo gli scritti di politica ed economia di Valentino Parlato e vedendo in essi strumenti possibili per il riscatto del sud ne sia tanto attratto da esserne influenzato nella scelta degli studi universitari. Può capitare di conoscere personalmente questo mito della propria gioventù cinquanta anni dopo e di frequentarlo nella vita politica romana. Può capitare anche che, tornando da una visita al paese dell’infanzia, Sambuca di Sicilia detto piccola Mosca, egli porti ad una serata politico culinaria i dolcetti tipici. E può capitare di vedere Valentino aggirarsi con in mano un piatto pieno di quei dolcetti e gustarli avidamente. E quando gli dici che li hai portati da Sambuca vedere gli occhi di Valentino illuminarsi, i suoi ricordi di quando era stato funzionario di partito proprio in quelle terre scatenarsi. E da lì organizzare una cena con un altro vecchio compagno di quei luoghi e di quei tempi per ricostruire la memoria, le occupazioni delle terre, gli assassini mafiosi, le campagne elettorali calde del dopoguerra. E così il ragazzino che era a quei tempi «pioniere comunista» sul modello sovietico scopre che forse il suo primo dirigente politico è stato, proprio Valentino. Ciao Vale.
Aldo Carra 

Sono molto addolorato. È stato bello conoscerlo. Un abbraccio
Maurizio

Ci mancherà molto lungo ne sarà il ricordo.
Mariagrazia Meriggi 

Siamo vicini a tutto il collettivo del manifesto in questo momento di immensa tristezza.
Luca Manes 

Ignazio e Andrea Fiore ricordano con grande affetto il caro Valentino e sono vicini in questo momento di grande dolore ai suo familiari e a tutti i compagni del manifesto
Ignazio e Andrea Fiore 

Ciao Valentino, brindo a noi con un «goto» di rosso.
Paola la «veronese»

In 43 anni di lavoro nei giornali, Valentino è stato per tanti anni il mio Direttore. Senza nulla togliere ad altri che hanno svolto la funzione a «il manifesto», il rapporto con Valentino è stato veramente «speciale». Lo è stato anche con Stefano Bonilli con cui c’era però meno differenza di età e quindi eravamo più alla «pari». Valentino ascoltava tutti con attenzione, non si è mai negato a nessuno. E’ sempre stato un generoso. Quando lascia (per la seconda volta) «il manifesto», nel dicembre del 1991, lo invitai a pranzo. Andammo da Gino al Parlamento, la storica trattoria. Gli dissi che non volevo morire democristiano e che quindi non vedevo in modo negativo i tentativi del PDS (da pochi mesi ex PCI) di allearsi con i partitini di centro. Pensavo che questo avrebbe rotto gli steccati e portato il pese a diventare un paese più europeo e meno levantino. Valentino, sempre in modo simpatico, mi disse che mi illudevo. Aveva ragione lui. Anzi la Dc si è poi presa l’ex PCI. Valentino era sicuramente il più laico e disincantato dei leader del manifesto. Era il mio direttore.
Francesco Dammicco 

Care/i Compagne/i, la Segreteria della Camera del Lavoro Territoriale di Reggio Emilia esprime a nome di tutti gli iscritti e militanti il profondo dolore per la morte di Valentino Parlato. Nella sua vita e nella militanza che lo ha visto protagonista prima nel Partito Comunista e poi nel Manifesto, Valentino Parlato ha sempre sostenuto con coerenza e rigore personale i valori e le battaglie del movimento operaio e dei più deboli. Le sue riflessioni e le sue critiche, spesso anche pungenti, hanno saputo stimolare la nostra riflessione e il nostro lavoro. In un momento così difficile per tutta la sinistra la sua passione e la sua intelligenza ci mancheranno particolarmente. La Camera del Lavoro di Reggio Emilia esprime alla Famiglia di Valentino Parlato e alla redazione del manifesto la propria vicinanza in un momento così triste.
Segreteria CGIL Reggio Emilia

Solo ora (sono nel profondo Sud del Marocco) ho appreso della morte di Valentino. Sono letteralmente annichilita. Sicché non sono capace di dire altro che vi sono vicina e vi abbraccio con grande affetto.
Annamaria Rivera 

Ho appreso della scomparsa di Valentino Parlato, che ha rappresentato per me e per la sinistra sociale un punto di riferimento importante per l’intelligenza e la passione politica.  Vorrei esprimervi tutto la mia vicinanza. Abbraccio con amicizia tutta la redazione.
Filippo Miraglia 

Quando morì mio padre, nell’estate del 1993, ero a Roma, al giornale. Ero stato a trovarlo a Parigi ove viveva ed era in uno stato comatoso ma, dissero i medici, si sarebbe protratto per un po’. Cosi’ decisi di spezzare il soggiorno/veglia. Ero proprio al giornale quando mi diedero la notizia, se non sbaglio proprio nella stanza di Valentino con Valentino. Non so se quell’anno, il 1993, ne fosse il direttore. Lasciò tutto e mi disse «andiamo a prendere qualcosa», poi mi comprò un libro di letteratura, infine andammo a spasso verso Piazza di Spagna, poi un gelato. Stette con me tutto il pomeriggio, mi aveva detto di partire il giorno dopo, non subito.
Mi parlò della sua vita e fece di tutto per alleggerire la pesantezza senza minimizzare niente. Se c’è stato un giorno in cui ho sentito solidarietà e calore in forma diretta, fu proprio quel giorno lì.
Joseph Halevi 

Si può essere moderni e antichi al tempo stesso. E lo si può essere in modo straordinario e intenso se ti chiami Valentino Parlato. Ho conosciuto Valentino quando avevo 21 anni. Mi impressionò: antico per solidità culturale e scansione dei valori; moderno, modernissimo nell’approccio alla vita e alla politica, l’approccio del giudizio e non del pregiudizio. E imparare a emanciparsi dal pregiudizio non era agevole impresa per un giovane che viveva i tumulti del movimento del ’77, che di lì a poco si sarebbero spenti o sparsi in derive violente. Valentino guardò a quel movimento, mi parve, più con curiosità, che con speranza. Che clima nel «manifesto» di allora. Il carisma politico di Rossana Rossanda, giornalistico di Luigi Pintor, intellettuale di Michelangelo Notarianni. E Valentino, che non sfigurava fra loro. Con la sua capacità, unica, di essere tanto migliore di te e, nel medesimo istante, tanto vicino a te. Valentino per affrontare i problemi di un collettivo che faticava (eufemismo) a navigare fra le onde delle compatibilità di bilancio. Valentino per discutere delle vicende dell’economia, con Galapagos che alzava il tiro teorico e lui che ti riportava alla concretezza, ti smontava il pezzo, ma non te lo faceva pesare. Valentino per capire come si vive. Non ho mai conosciuto uno come lui, rigorosissimo sui principi di fondo e capacissimo di tessere relazioni col «diavolo» della finanza e dell’impresa. Per comprendere, per trovare spiragli, magari crepe, per provare a cambiare il mondo. Valentino per prendersi un po’ meno sul serio: e quanto aiuta, per vivere meglio.
Dario Laruffa 

Compagni, sono in Nicaragua per ragioni professionali e progetti umanitari e la notizia della scomparsa di Valentino mi ha molto colpito. Con lui scompare una figura storica della sinistra radicale italiana ed internazionale. Valentino era particolarmente apprezzato nella Svizzera Italiana dove l’avevamo spesso come ospite combattivo in pubblici dibattiti. Ciò spiega anche la notevole popolarità del «manifesto» da noi. Personalmente perdo un carissimo amico di cui ho sempre apprezzato l’intelligenza e la fraterna generosità. Da lontano un enorme abbraccio a Delfina ed a tutti i famigliari.
Franco Cavalli 

Prendere un caffè di primo mattino con Valentino a via del Boschetto, a due passi da casa sua, per me era ormai diventata una consuetudine, indimenticabile. In quelle fugaci conversazioni mattutine emergevano la sua acutezza di ragionamento e la profondità di sguardo sul mondo. E non parlava solo di politica. Tutt’altro. Quando lo portammo in Calabria per due iniziative a sostegno del giornale mi colpì molto, ad esempio, la sua conoscenza del cinema. Pareva un critico cinematografico nel commentare con sapienza una pellicola sull’occupazione della Fiat nel 1980. Era empatico e irriverente, una persona coinvolgente e squisita. Diceva che la Calabria, con i suoi colori, la macchia mediterranea, gli ricordavano la Libia e la sua Sicilia. L’ultima volta che lo vidi fu qualche settimana fa, ancora una volta davanti a un grande schermo, alla Casa del Cinema, per il documentario su Rossanda. Alla fine della proiezione volevo salutarlo, ma c’era la fila davanti a lui. Poco male, pensai. L’avrei incontrato a via del Boschetto, il giorno dopo, dissi tra me e me. Invece non l’ho più rivisto. E mi mancherà. Un abbraccio a Delfina e Valentina.
Silvio Messinetti 

Dopo il caro Luigi, se ne va un altro pezzetto del nostro manifesto. Mi stringo in un abbraccio ideale a tutta la redazione e alla sua famiglia. Noi collaboratori abbiamo il dovere di non farlo rimpiangere troppo. Una sfida quasi impossibile, quindi in perfetta sintonia con il dna del giornale…
Andrea Voglino

Ho appreso la triste notizia della scomparsa del grande amico Valentino Parlato. Ci lascia un grande compagno , un magnifico giornalista ma soprattutto un gigante uomo di giustizia e pace. Grazie Valentino per tutto quello che hai fatto per il popolo palestinese e tutti i popoli in lotta per la loro libertà. Alla tua famiglia e a tutti i compagni del manifesto esprimo la mia vicinanza e solidarietà. I tuoi ideali saranno un tesoro per tutti noi.
Samir Al Qaryouti giornalista palestinese

Valentino Parlato era una persona cortese, gli piaceva ascoltare quel che dicevano gli altri e non faceva distinzione di rango. Come gli altri padri fondatori del manifesto, amava discutere con i giovani, trattandoli da pari e senza risparmiare un commento sarcastico quando dicevano qualche castroneria. Ma sempre pronto ad offrire una opportunità quando scrivevano qualcosa di originale. Una penna coraggiosa, capace di scrivere quel che altri sapevano ma non osavano dire. La sinistra perde un compagno, l’Italia un uomo che sapeva ascoltare le ragioni degli altri. Un vero comunista. E un vero gentiluomo.
Daniele Archibugi 

Conobbi Valentino Parlato una mattina d’estate di molti anni fa. Era con la moglie a Vallombrosa seduto a un tavolino di un bar. Avevo con me il manifesto come ogni mattina e mi avvicinai chiedendogli un autografo sul giornale. Ovviamente lui si rifiutò (stupido io) e dopo essermi presentato, gentilmente mi fece sedere e parlammo un po’. Era meravigliato che un posto così bello fosse lasciato andare in malora. Dopo essermi congedato, venne di nuovo a salutarmi prima di salire in albergo.
Spartaco Sottili 

Caro Valentino, un saluto dai tuoi amici di infanzia tripolina Mario e Lidia Ferrara e da me che ho avuto l’onore di conoscerti.
Elena Ferrara 

Nonostante avesse una ventina d’anni in più, non mi è mai venuta l’idea che potessi ricevere la notizia della scomparsa di Valentino. L’ultima volta l’ho incontrato tre settimane fa al seminario che abbiamo organizzato nella facoltà di Economia della Sapienza per il trentennale della scomparsa di Federico Caffè, un maestro anche a lui molto caro. Come sempre, lo salutai dicendogli: «Valentino, che piacere vederti». Non era un modo di dire; ogni volta mi veniva spontaneo, lui mi rispondeva sempre con un sorriso e poi parlavamo. Adesso dovrò convincermi che non avrò più questo piacere. E come me molti altri. Prima ancora che divenisse uno dei fondatori del manifesto – un’esperienza politica, culturale ed editoriale che non ha smesso di coinvolgermi – avevo conosciuto il suo nome da giovane studente di economia, leggendo l’edizione degli Editori Riuniti da lui curata dell’«Abbozzo della Ricchezza delle nazioni» di Adam Smith. Una volta che glielo dissi, mi fece il suo solito sorriso ed ebbi la sensazione che quel mio ricordo desse piacere anche a lui.
Felice Roberto Pizzuti