Signor ministro Minniti, nei giorni scorsi lei ha dichiarato che si comincia a «vedere la luce» sulla questione migrazioni, che «governare i flussi è di sinistra» e che il suo «assillo è il rispetto dei diritti umani in Libia».

Mi permetta di dissentire dal senso di queste parole. Ma prima, lasci che mi presenti. Sono uno di quei «sociologi da strapazzo», così definiti da un illustre uomo politico di centrosinistra, che si interrogano sul significato delle migrazioni, senza accettare a scatola chiusa il punto di vista del governo del loro paese. Che insomma rifiutano che lo stato di cui sono cittadini condizioni il loro modo di pensare.

Ebbene, credo che lei farebbe un favore alla sua intelligenza e alla nostra, se la smettesse di dichiarare «di sinistra» provvedimenti che con la tradizione ammaccata, ma nobile, della sinistra classica non hanno nulla a che fare: campi di detenzione per stranieri, decreti sull’ordine pubblico dal sapore scelbiano, rastrellamenti di migranti nelle grandi città, il codice imposto alle Ong e gli accordi sottobanco con la Libia.

E ora il “governo dei flussi”. Signor ministro, i “flussi” sono un’invenzione degli studiosi di statistica, una banale metafora idraulica, meri numeri del dare e avere demografico. Quelli che emigrano sono esseri umani, di carne sangue e ossa, i veri oggetti del suo “governo”. Ma che significa governare? A quanto si comincia a capire, impedire che i migranti arrivino, delegando alla Libia e agli stati sub-sahariani il loro controllo e la loro espulsione verso i paesi d’origine.

Ecco allora il silenzio-assenso, o se vuole il silenzio colpevole, sulla Libia che di fatto ha esteso il limite delle sue acque territoriali e impedisce con le minacce alle navi delle Ong di operare. Dopo di che tutti i pezzi del puzzle vanno a posto. Dopo una campagna forsennata contro le Ong, culminata nel suo famoso codice, le loro navi si sono di fatto ritirate dal Mediterraneo. E ora i libici, a cui l’Italia fornisce denaro, armi e mezzi navali faranno il lavoro sporco per noi e per un’Europa indifferente. Il lavoro sporco – altro che governo dei flussi – consiste nel respingerli verso l’Africa profonda, internarli nei campi, di cui recentemente Domenico Quirico su La stampa ha descritto l’orrore, e andare ad acchiappare in mare se riescono a imbarcarsi.

Ma altri partiranno, signor ministro, e senza le navi delle Ong a salvarli, per non parlare di Frontex, l’agenzia infingarda dei doganieri europei, moriranno di fame e di sete. Come anche i loro compagni che non ce la faranno ad arrivare sulla costa e moriranno nel deserto o nelle galere del nostro nuovo alleato, la Libia. Questo sarebbe “di sinistra”?

Di fatto, Europa e Italia hanno creato un limbo di invisibilità, un cimitero reale e potenziale che non fa problema perché nessuno sarà in grado di dire che cosa vi succede e succederà. Così, la destra sarà contenta – basta leggere i suoi giornali – e tutti i fessi che vedono in un migrante per strada un potenziale aggressore tireranno un sospiro di sollievo. E magari, ma non ne sarei troppo sicuro, il Pd sfilerà qualche migliaio di voti alla Lega a Forza Italia e al M5 Stelle. E intanto quelli annegheranno ma, poiché nessuno lo saprà, sarà come se nulla fosse successo.

Immagino che lei, signor ministro, abbia una coscienza come tutti i suoi simili. È forse da questa coscienza che nasce l’assillo, come dice lei, per i «diritti umani in Libia»? Beh, lasci perdere. Ci risparmi almeno i suoi tormenti interiori. Anche perché non credo proprio che riuscirebbe più a dormire se davvero indagasse nella sua coscienza.