Venerdì un lettore del manifesto ci ricordava le parole del 2003 di Luigi Pintor: «La sinistra italiana che conosciamo è morta. Non sono una opposizione e una alternativa e neppure un’alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità… sono passati dall’altra parte».
Caro manifesto, te da che parte stai, ora, nel 2018?
Dici peste e corna delle guerre in Iraq, Kosovo e Libia, ma poi inviti a votare quelli che le hanno volute e fatte. Sei contro privatizzazioni e pareggio di bilancio, ma poi sostieni chi lo ha messo addirittura in Costituzione.
Su tante altre cose sei sempre stato dalla parte giusta: hai criticato ferocemente le politiche di precarizzazione del lavoro di Matteo Renzi, la Tav, le trivelle e i gasdotti di petrolieri e inquinatori, i tentativi di stravolgere la Costituzione ma poi, al momento giusto, stai dalla parte di chi quelle cose le ha volute, fatte, oppure supinamente accettate, fino a pochi mesi fa i reggi-borsa di ministri e segretari.
Con Pintor, noi pensiamo che quella non sia sinistra né centro-sinistra, ma semplicemente destra, anche se certamente tra di loro, soprattutto alla base, ci sono compagne e compagni in gamba, generosi, intelligenti che hanno subìto scelte difficili da digerire e si stanno domandando dove porterà quella strada.
E tu che fine hai fatto o stai facendo, caro manifesto?
I firmatari di questa sono tuttora, oppure sono stati, lettori storici del giornale. Alcuni di noi sono cresciuti con il manifesto e ora sono spaesati e amareggiati. Alcuni hanno anche lavorato nel giornale, in questi 48 anni, e ora stentano a riconoscerlo. Alcuni di noi hanno smesso del tutto di acquistarlo e leggerlo.
La richiesta che vi facciamo è di guardare con curiosità a quello che succede a sinistra, dentro PaP e non solo. Di non stroncare chi si muove e cerca nuove strade, definendolo frettolosamente voto perso.
Il popolo che riempiva il Teatro Italia domenica a Roma vi sembra gente inutile? Fate bene il vostro lavoro di inchiesta e racconto e critica (anche noi abbiamo bisogno di essere criticati e anche duramente, per crescere bene), trovando dentro di voi la grinta e la libertà di pensiero che sempre sono stati caratteristiche del nostro quotidiano comunista.
Abbiamo bisogno del manifesto!
Lettera firmata da Ivano e Gualtiero Alunni, Paola Bassi, Mario Campagnano, Fabio Cerulli, Rosanna Cugurra, Susanna Da Pozzo, Patrizia Fratini, Chiara Giunti, Marcello Luca, Riccardo Masi, Carlotta Mazzetta, Massimo Prudente, Mario Vicentini
La risposta del manifesto sul giornale in edicola il 21 marzo 2018
Il destino del manifesto, chi lo legge da tempo lo sa bene, è quello di scontentare sempre qualcuno a sinistra.
All’assemblea di domenica scorsa di Potere al popolo, citata in questa lettera, c’eravamo. Ci è parsa bella e molto riuscita, lo abbiamo scritto.
Non solo, eravamo lì anche con la diffusione militante del giornale, all’interno del quale – unici a farlo – c’era una pagina intera dedicata ai prossimi passi di Potere al popolo, con un’intervista alla portavoce.
Certo, per leggerla bisognava comprare il giornale.
I lettori, che ringraziamo per il polemico affetto, vedono una contraddizione tra le battaglie che il manifesto conduce, quasi sempre in beata solitudine, e l’attenzione che si ostina a dare anche a quella parte di sinistra che non è stata sempre coerente con quelle battaglie.
Lo rivendichiamo.
Non siamo mai stati indulgenti (il nostro archivio è online, accettiamo smentite) anzi abbiamo l’ambizione di credere di aver fatto riflettere e cambiare idea e direzione a qualcuno.
I risultati elettorali di tutti, purtroppo, ci confermano che nessuna illusione di autosufficienza a sinistra può consolarci.
Ma siamo ostinati. L’ipotesi di una sola lista a sinistra è naufragata prima che al Brancaccio nella nostra redazione, quando abbiamo messo attorno a un tavolo Acerbo, D’Alema, Falcone e Fratoianni. Il risultato fu una franca litigata.
Cari lettori, abbiamo seguito e continueremo a seguire da vicino il cammino di Potere al popolo.
Con fiducia e attenzione. Non mancando di raccontare delle differenze che ci sono tra i militanti delle realtà sociali e i rappresentanti dei partiti organizzati.
Ma se il nostro torto ai vostri occhi è quello di non rassegnarci a una sinistra che non dialoga, assegna patenti ed esclude, sappiate che questa è la parte dove continueremo a stare.
andrea fabozzi